Venticinque anni di Pokémon il gioco modesto ma popolarissimo
“Gotta catch’em all” ovvero devi catturarli tutti: questo il comandamento nel gioco (e nel mondo) dei Pokémon. Fatti conoscere per la prima volta in Giappone il 27 febbraio 1996, trovano in questa data il loro Pokémon Day...
“Gotta catch’em all” ovvero devi catturarli tutti: questo il comandamento nel gioco (e nel mondo) dei Pokémon. Fatti conoscere per la prima volta in Giappone il 27 febbraio 1996, trovano in questa data il loro Pokémon Day, che è andato ben oltre i confini nipponici raggiungendo ogni continente e ogni mezzo di comunicazione.
Dal lancio si sono succedute molte versioni del gioco (oltre le prime e sempre amate Rossa e Blu) raggruppate per generazioni, oltre 300 milioni di copie vendute, film e animazioni, giochi di carte, articoli più o meno seri, prodotti di merchandising, parodie e studi accademici, siti web e critiche, nonché una sorta di religione, con tanto di precetti, ritualità, racconti di creazione e previsioni sulla fine del mondo.
Come tante volte avviene, un successo che non ha “logica”: grafica e suoni sono poveri, l’idea di base del videogioco non ha nulla di eccezionale (catturare delle piccole creature per completarne la serie e sfidare altri personaggi), il nome non è poi così speciale dato che è la contrazione, debitamente aggiustata, di “Pocket Monsters” (mostri tascabili), senza tralasciare che esce quando il Game Boy era considerato ormai in declino. Forse la sua fortuna è proprio la normalità e il fatto che trasuda vita, desideri, relazioni, sogni di amicizia, di chi l’ha ideato: Satoshi Tajiri, classe 1965. Da bambino della città giapponese di Machida (conurbata a Tokyo), non amava molto la scuola, ma gli piaceva passare molte ore nei campi e nelle foreste vicino a casa a catturare insetti per scoprirne nuove specie e aumentare la sua collezione, utilizzando le ore notturne per cercare nuovi modi per attirarli. I coetanei lo chiamavano non per niente “Dottor Insetto”, mentre gli adulti riconoscevano in lui alcuni sintomi della sindrome di Asperger, mai però conclamata. La sua infanzia, di fatto, si interruppe verso fine anni Settanta quando differenti costruzioni presero il posto del verde a lui adiacente. Il suo tempo libero fu riempito dai videogiochi, tanto da fondare nel 1982 la rivista specializzata Game Freak con alcuni amici, tra cui Ken Sugimori, grande appassionato di disegno.
Nel 1991 vide per la prima volta un Game Boy, in commercio da un paio d’anni, e immaginò che gli insetti potessero entrarci o essere scambiati attraverso lo specifico cavo che li collegava tra loro. Da lì scattò l’idea di creare un videogioco attraverso cui tutti potessero rivivere la sua esperienza di bambino e ne parlò con l’amico Sugimori, che iniziò a fare i primi schizzi. Tajiri fu nel frattempo assunto dalla Nintendo, ma mentre lavorava ad altri progetti, aveva ben in mente il suo sogno. Finalmente a inizio 1996 ecco la possibilità di avverarlo, e nonostante un’accoglienza non eccezionale, si assistette a una lenta ma costante crescita di vendite. E così Satoshi Tajiri ha potuto catturare i suoi sogni e milioni di persone essere conquistate da questo gioco e dalla sfida continua di non lasciarsi sfuggire ciò che davvero consideriamo importante.
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