Sul Titano la fiera Repubblica che nacque dal sogno di Marino
Il 3 settembre la data ufficiale di nascita del piccolo Stato
“Per anni si racconterà ai figli, alla gente di San Marino, di quei giorni in cui tre splendidi ragazzi hanno fatto il miracolo in quel di Tokyo”. Così ha scritto sui social Andrea Benvenuti, ex atleta olimpico veronese e da anni sul monte Titano come cittadino (per via di matrimonio) e punto di riferimento sportivo. Queste prime medaglie olimpiche danno il primato in un’ipotetica classifica proporzionata al numero di abitanti, scrivono una nuova pagina di una storia davvero lunga e arricchiscono la Giornata nazionale del 3 settembre. È la data ufficiale della fondazione da parte di Marino che a fine del terzo secolo dopo Cristo era giunto dalla Dalmazia in Romagna per contribuire alla costruzione delle mura di Rimini e sfuggire alla persecuzione dell’imperatore Diocleziano (244-313) contro i cristiani. Conclusa l’impresa, si fermò in pianta stabile a Rimini dove alternava lavoro manuale e predicazione evangelica. Quando tutto sembrava procedere con tranquillità, l’accusa di una donna dalmata che sosteneva (falsamente) di essere sua moglie, lo costrinse a fuggire prima nella valle del fiume Marecchia e poi sul Titano. Risolta la situazione, fu ordinato diacono, costruì sul monte una chiesa dedicata a san Pietro e attorno ad essa si formò una comunità cristiana fiera e resistente anche alle nuove persecuzioni. Prima di morire, il 3 settembre 366, Marino chiamò a sé gli abitanti di questo nuovo insediamento sul Titano e proclamò la loro indipendenza sia dall’imperatore che dal Papa: una dichiarazione – di cui oggi è messa in forte dubbio la storicità – su cui si fonda la Repubblica di San Marino, che in tutti questi secoli ha saputo conservare la sua autonomia. È resistita ai tentativi di annessione dello Stato Pontificio (in particolare a quello orchestrato dal cardinale Alberoni nel 1739), ha superato indenne il Congresso di Vienna del 1815 (dove fu salvata dal fatto di non essere stata vera alleata della Francia napoleonica) e non è stata toccata dal processo di unificazione dell’Italia. Nonostante, secondo alcuni storici, non fossero mancate persone che anche sul monte Titano sognavano l’aggregazione al nuovo Stato, tra fine luglio e inizio agosto 1849 la piccola Repubblica dimostrò tutta la sua fierezza (oltre che l’abilità dei suoi negoziatori) non piegandosi né davanti alle truppe di Garibaldi né a quelle austriache. Anzi, la cura e il ristoro offerto ai garibaldini – braccati e stremati – furono alla base del riconoscimento offerto dall’Italia che, di fatto, garantiva con la sua forza una naturale protezione da ogni tentativo di invasione straniera. Emblema di indipendenza e accoglienza, ha offerto pure protezione a diversi perseguitati nella storia, anche del regime fascista. I rapporti di vicinato sono regolati fin dal 1862 dal cosiddetto “Trattato di amicizia” e da varie situazioni in cui cittadini dei due Stati hanno condiviso lavoro ed abilità, come il recupero fisico di Gianmarco Tamberi fino all’oro olimpico nel salto in alto.
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