Quando la Goa portoghese con un blitz divenne indiana
Andiamo a concludere un 2021 ricco di successi sportivi, con l’incubo di un 2022 che potrebbe portare alla non partecipazione della Nazionale maschile di calcio al Mondiale: sarebbe la seconda volta consecutiva, un disastro!
Andiamo a concludere un 2021 ricco di successi sportivi, con l’incubo di un 2022 che potrebbe portare alla non partecipazione della Nazionale maschile di calcio al Mondiale: sarebbe la seconda volta consecutiva, un disastro! Occorrerà superare nella prossima primavera la Macedonia del Nord e soprattutto il Portogallo, che con ogni probabilità avrà la meglio rispetto alla nazionale turca. Insomma, dobbiamo fare i conti con la potenza portoghese. Se fino a qualche mese fa ci siamo riconosciuti eredi dei Romani in quanto esercito più potente della storia, ora ci vediamo più come quelli disegnati da René Goscinny e Albert Uderzo nelle avventure di Asterix e Obelix. Non ci resta che piangere, ci verrebbe da dire, prendendo il titolo dal film di Roberto Benigni e Massimo Troisi (1984) in cui i due protagonisti si ritrovavano sbalzati all’indietro nel passato. E forse proprio dalla storia possiamo trovare coraggio, anche grazie alla coincidenza con i 60 anni di una grande sconfitta per il Portogallo nello Stato di Goa, che festeggia il giorno della liberazione il 19 dicembre. Venticinquesimo Stato federato dell’India, sulla costa occidentale, conosciuto fin dal III secolo a.C. e menzionato da Tolomeo, ha una superficie di 3.702 km², poco più della Diocesi di Verona. Nel 1510 divenne il centro dello Stato portoghese dell’India, dopo che l’ammiraglio Afonso de Albuquerque (una sorta di Cristiano Ronaldo dell’epoca) sconfisse il sultano al potere in quel momento grazie anche a vari errori difensivi. La popolazione locale non riuscì mai a liberarsi dalla marcatura della potenza portoghese, né trovò il modo per impensierirne il dominio territoriale. Quando la partita sembrava ormai segnata e il risultato al sicuro per l’impero coloniale, ecco il momento che segnò la svolta. Goa seppe in qualche modo aspettare e colpire in contropiede, arma molto conosciuta anche dal nostro spirito pallonaro. Alla fine del 1961, mentre già tutto il resto dell’India aveva ottenuto l’indipendenza dalla Gran Bretagna (1947), per questo territorio si stava ancora a discutere, come una sorta di melina a centrocampo. Ad un segnale del presidente Rajendra Prasad, quasi nelle vesti di un commissario tecnico, le forze armate indiane si diressero con velocità e compattezza verso l’area di Goa, con uno schema denominato Operazione Vijay (letteralmente “Vittoria”). Con grande velocità di esecuzione (36 ore di combattimenti) arrivarono a mettere a segno l’obiettivo, che in inglese si dice proprio goal. Si concluse così di fatto dopo 451 anni l’India portoghese e la sua lunga striscia di imbattibilità. Non mancarono le proteste per l’azione e per come era stato disputato il match, con gli sconfitti che si lamentarono per l’aggressione. Per un po’ di tempo andarono avanti ancora le azioni, con i portoghesi che provarono a ribaltare il risultato, ma le cose non cambiarono. E l’India poté avere un ruolo nella scena mondiale, a dispetto proprio del Portogallo. Che possa essere di buon auspicio?
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