Una giornata particolare
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La nuova via di Louis Braille per vedere oltre i propri limiti

In situazioni in cui non si devono guardare le colorazioni rosse/arancioni, i primi giorni dell’anno per mille motivi passano inosservati. Proprio in uno di quei giorni poco visibili si celebra la Giornata mondiale dell’alfabeto Braille, fortemente legata alle difficoltà visive. Il vero motivo è che si tratta del compleanno di Louis Braille (1809-1852).

Parole chiave: Alfabeto Braille (1), Una giornata particolare (117), Luca Passarini (100)
La nuova via di Louis Braille per vedere oltre i propri limiti

In situazioni in cui non si devono guardare le colorazioni rosse/arancioni, i primi giorni dell’anno per mille motivi passano inosservati. Proprio in uno di quei giorni poco visibili si celebra la Giornata mondiale dell’alfabeto Braille, fortemente legata alle difficoltà visive. Il vero motivo è che si tratta del compleanno di Louis Braille (1809-1852). Nato vicino a Parigi, a tre anni stava giocando nel laboratorio da conciatore del padre quando un attrezzo affilato, con cui cercava di trapassare del cuoio, gli finì in un occhio. Nonostante l’immediata bendatura, partì una grave infezione che nel giro di qualche mese lo rese cieco da entrambi gli occhi. I primi periodi in questa nuova situazione furono molto difficili per lui e per la sua famiglia, fin quando all’età di nove anni, Louis poté entrare a Parigi nell’Istituto reale per giovani ciechi (il primo nel suo genere, aperto poco più di vent’anni prima). Era una sorta di carcere, per l’aspetto dell’edificio (umido, buio e fatiscente) e per il metodo educativo (severe regole, forti punizioni, poco cibo, doccia una volta al mese). Louis non si lasciò abbattere da questa condizione né dai limiti o dalla complessità dei vari sistemi con cui provavano a insegnar loro a leggere e scrivere, solitamente lettere scritte a grandi dimensioni con tratto continuo su carta o cuoio. Non si presentava tanto migliore nemmeno quello proposto loro dall’ex capitano dell’esercito Charles Barbier de La Serre per permettere ai soldati di comunicare al buio e in silenzio: combinazione di dodici punti in rilievo, codice legato ai suoni e non all’alfabeto, punzonatura. Fatiche, delusioni e insuccessi spinsero il giovanissimo Braille a mettersi al lavoro e, dopo molte notti insonni, quando aveva 15 anni, una mattina chiese al preside di leggere un articolo di giornale ad alta voce. Come davanti a un dettato, lo studente scrisse tutto usando il suo nuovo metodo e lo rilesse perfettamente. Era la prima prova dell’efficacia, in scrittura e in lettura, del sistema Braille che prevedeva codice alfabetico, tratti in rilievo, sei punti appositamente posizionati all’interno di un rettangolo ideale e di uno spazio corrispondente a quello del polpastrello del dito indice. Per anni però rimase parecchio boicottato, anche per il timore di alcuni docenti che gli studenti potessero fare a meno di loro. Solo dopo la morte di Louis (avvenuta a 43 anni per una malattia respiratoria) si diffuse e nel 1878 divenne ufficialmente il sistema internazionale per i ciechi. Ad oggi risulta uno strumento straordinario per garantire autonomia e integrazione agli affetti da problemi visivi (si calcola 1,3 miliardi nel mondo, di cui 36 milioni con cecità totale). Concluso un 2020 in cui gli adolescenti non sono stati visti dalla società nei loro bisogni e desideri, ma solo guardati in malo modo per i loro eccessi e maldestri tentativi, è bello iniziare il 2021 osservando un loro coetaneo che, tra limiti e difficoltà, ha saputo scorgere una via nuova.

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