Il pensiero del teologo francese Louis Bouyer
Alessandro Scardoni
Louis Bouyer: itinerario di una teologia mistica tra dossologia e sofiologia
Edizioni Messaggero -
Facoltà Teologica del Triveneto
pagg. 558 - 38 euro
Nel suo ponderoso volume Alessandro Scardoni, prete veronese, docente di Teologia sacramentaria e antropologia allo Studio teologico San Zeno e all’Istituto San Pietro martire, propone un’ampia ricognizione dell’opera del teologo francese Louis Bouyer, partendo dalla sua vicenda personale, alquanto inusuale, per poi soffermarsi sul contributo vigoroso che egli dette ai movimenti di rinnovamento ecclesiale.
Il taglio scelto dall’autore è diacronico, poiché nella sua disamina mostra l’evoluzione del pensiero bouyeriano, che segue nella sua genesi e nel suo sviluppo, fino alla fase del suo completamento. Quella di Bouyer fu una parabola religiosa davvero particolare, che potrebbe essere riassunta nel modo seguente: riformato per nascita e luterano per formazione religiosa, completò il suo percorso spirituale aderendo al cattolicesimo, di cui approfondì con acutezza la dimensione teologica e mistica. Nato nel 1913 a Parigi da una famiglia culturalmente molto vivace, ebbe una formazione varia e ricca. Caduto in depressione a causa della morte dell’amata madre, fu mandato dal padre a riposarsi da amici protestanti, dove incontrò il pastore Coudirolle, che gli fece conoscere le opere dei Padri della Chiesa. Frequentò la facoltà di Teologia protestante di Parigi, e qui fu conquistato dal pensiero di San Tommaso d’Aquino. Attraverso i teologi russi entrò in contatto con l’ortodossia, ma frequentò anche gli ambienti cattolici dell’abbazia benedettina di Saint-Marie. Nel 1935 diventò pastore della chiesa luterana di Francia. Allo scoppio della Seconda Guerra mondiale, si recò presso l’abbazia benedettina di Saint-Wandrille, dove ricevette il sacramento della confermazione: fu proprio nel nuovo contesto cattolico che avvenne per lui la scoperta di quella Chiesa che stava cercando da lungo tempo. Da quel momento ebbero inizio il suo impegno liturgico e lo studio della teologia cattolica. Bouyer svolse pure un’intensa e vivace attività di docente negli Stati Uniti. Nel 1982 si ritirò a Saint-Wandrille e morì a Parigi nel 2004.
Scardoni avverte il lettore di aver scelto di distinguere i capitoli secondo un andamento cronologico piuttosto che tematico, privilegiando l’analisi delle opere del teologo francese. Così, nel primo capitolo viene descritto il periodo che va dai primi scritti alla meditazione nella quale emergono già gli interessi esegetici, spirituali, liturgici, patristici e mariani. Nel secondo capitolo viene presa in considerazione una fase nodale del percorso bouyeriano, che si concentra sul movimento liturgico ed ecumenico scaturito dal concilio Vaticano II, del quale poi egli denuncerà l’involuzione, spostandosi così dallo studio pastorale a quello più squisitamente teologico. Il terzo capitolo ha per oggetto lo sforzo di Bouyer volto a mettere a punto la questione teologica che egli considera fondamentale, ovvero quella del rapporto tra l’umano e il divino. Nel quarto capitolo “trova corpo l’ultima trilogia sulla dinamica di fede cristiana che si concentra sulla mistica del mistero e su un’effettiva sofiologia. Lateralmente compare il tema della visione poetica del cosmo e l’ultimo sussulto speranzoso che la Chiesa si risollevi dal suo torpore”.
Nell’ampia conclusione, posta a suggello del proprio accurato lavoro, Scardoni mette in evidenza alcuni meriti di Bouyer: l’aver posizionato la cristologia in una più ampia visione trinitaria, nella quale è incluso a pieno titolo l’umano; l’aver combattuto contro le teologie dell’incarnazione, che dimenticano che la nostra patria è in cielo; l’aver dato, in una concezione cosmologica nuova, un credito particolare alla poesia, come possibilità di uno sguardo sulla realtà aperto al divino; l’aver affrescato la vera e propria sofiologia, seguendo il progredire del tema della Saggezza nella Bibbia dall’Antico Testamento fino al Nuovo, ove essa si identifica con la Chiesa stessa; l’aver sottolineato una fondamentale identità tra Oriente e Occidente per quanto riguarda la tradizione spirituale.