Contro l’inquinamento luminoso per un cielo (ancora) stellato
Nata con l’obiettivo di sensibilizzare il grande pubblico sulle conseguenze dell’eccessivo utilizzo di luce artificiale, la Giornata Nazionale sull’Inquinamento Luminoso giunge quest’anno alla sua XXVIII edizione e si svolgerà sabato 17 ottobre in tutta Italia
Ci spaventiamo quando vediamo fasci di luce che solcano il cielo apparentemente senza senso o zone deserte totalmente illuminate. Pensiamo subito a qualche forma di vita aliena, a minacce intergalattiche o a scenari apocalittici, salvo poi scoprire che la colpa è solo dei terrestri. Se, infatti, è stata una grande conquista la possibilità di illuminare artificialmente le zone abitate e le vie di collegamento tra esse, ci troviamo a fare i conti con il cosiddetto inquinamento luminoso. La sua definizione più diffusa parla di “ogni irradiazione di luce diretta al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata, ed in particolare verso la volta celeste”. Le cause sono spesso una cattiva progettazione di illuminotecnica e una mentalità che non si preoccupa di un abuso energetico sconsiderato. Conseguenze sono anche un ulteriore inquinamento chimico dell’ambiente per produrre l’energia elettrica necessaria (ad alimentare qualcosa di inutile) e un contribuire al riscaldamento globale, in maniera quasi impercettibile, ma costante.
Inoltre, si tratta di un andare a modificare l’ambiente notturno e quindi a portare alterazioni su molti piani. Si creano per esempio danni ad alcuni animali (soprattutto uccelli migratori, tartarughe marine, falene notturne) che smarriscono così l’orientamento, ad alcune piante che perdono la regolarità dell’illuminazione e rischiano in questo modo di non fiorire, ma anche allo stesso uomo in cui viene alterato il ritmo fisiologico con tutte le conseguenze che questo comporta.
Vi è un danneggiamento anche dal punto di visto culturale, con la “sparizione” del cielo stellato che da sempre ha aperto l’uomo alle grandi domande sulla vita e alla ricerca filosofica e religiosa. Un cielo troppo luminoso, poi, limita l’efficienza dei telescopi ottici rendendo molto più difficile l’astronomia, sia a livello amatoriale che professionale. Senza contare che questo spreco ci costa circa un miliardo di euro solo per la produzione dell’energia, e poi le spese degli impianti e delle manutenzioni...
E come spesso succede, quando di mezzo c’è il portafoglio qualcosa si muove! L’Italia, che è al secondo posto al mondo dopo la Corea del Sud in questa speciale (e spiacevole) classifica, già ha iniziato nel 1991 a celebrare la giornata nazionale contro l’inquinamento luminoso. Fissata inizialmente il 28 febbraio, a partire da due anni dopo è stata spostata al 17 ottobre, anche se altre realtà associative preferiscono giorni diversi dello stesso periodo.
Se è vero che le date e le coincidenze hanno qualche significato, interessante che siamo nei giorni in cui viene celebrato il giorno nazionale di Niue (19 ottobre). Stato insulare dell’Oceano Pacifico meridionale, dal 1974 in libera associazione con la Nuova Zelanda (da cui dista 2.400 km), nel marzo 2020 è stato il primo Paese completamente buio. Un passo contro l’inquinamento luminoso sicuramente più facile per chi ha una popolazione di 1.620 abitanti in 261 km², ma che interpella anche noi.
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