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Una fiaba tra poliziesco e commedia

Nero a metà, ovvero rappresentare e simulare quanto un connazionale di colore possa dirsi pienamente accettato nella società italiana anche come servitore dello Stato. La nuova fiction di Rai 1 racconta con toni tra la commedia e il poliziesco tale situazione che ancora non è considerata come fatto ordinario nella realtà.

Una fiaba tra poliziesco e commedia

Nero a metà, ovvero rappresentare e simulare quanto un connazionale di colore possa dirsi pienamente accettato nella società italiana anche come servitore dello Stato. La nuova fiction di Rai 1 racconta con toni tra la commedia e il poliziesco tale situazione che ancora non è considerata come fatto ordinario nella realtà. L’ispettore di polizia Carlo Guerrieri si trova fare i conti sul lavoro e in famiglia con Malik Soprani, adottato in Italia che considera, a tutti gli effetti, la sua patria e verso la quale vuole sdebitarsi mettendosi a servizio della giustizia. Il copione vuole che quest’ultimo s’innamori pazzamente dell’unica adorata figlia del suo capo che non lo sopporta per niente sia per pregiudizi razziali sia per diversità di temperamento e di formazione. Da qui si muove una trama abbastanza prevedibile che mescola insieme la vita privata degli agenti di pubblica sicurezza con i crimini di cui devono trovare il colpevole. Come in qualsiasi microcosmo, anche nel commissariato di polizia del rione Monti di Roma vi sono amori nascosti, invidie, slanci sinceri d’amicizia, così come tensioni, segreti e ripicche tra i colleghi con i superiori.
A dare il volto ai protagonisti sono Claudio Amendola, il debuttante Miguel Gobbo Diaz (rispettivamente a destra e a sinistra nella foto) e Rosa Diletta Rossi, già vista nella seconda serie di Che Dio ci aiuti. Amendola aveva già vestito i panni del servitore dello Stato in Tutti per Bruno nel 2010, mentre la figura della figlia Alba, medico legale, richiama il mondo accademico della fiction appena conclusa L’allieva 2. Questo insieme ben assortito di attori beniamini del pubblico, il percorso narrativo molto politically correct e il richiamo ad altre storie ne fa una trasmissione di successo che incontra il favore del pubblico. Infatti questa fiction è seguita da quasi 6 milioni di telespettatori con uno share del 23,5%, ben 3 punti in più rispetto al Grande Fratello Vip, anche se la recitazione è ordinaria, i dialoghi quanto mai stereotipati, la psicologia dei personaggi appena abbozzata. Mettersi davanti al piccolo schermo per vedere Nero a metà è come ricaricarsi con una dose di ottimismo, immergersi in un mondo più patinato che complesso, rallegrarsi perché alla fine il bene vince sempre e il cuore ha il sopravvento sulla ragion di stato. In fondo guardare una fiction del genere è come concedersi una serata d’evasione: si zittiscono le urla dei politici, i commenti acidi dei giurati dei talent e ci si gode beatamente una fiaba moderna.

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