Spiato in tv
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Certi temi richiederebbero altri contesti

Italia sì! è il nuovo contenitore del sabato pomeriggio di Rai 1. Prendendo spunto dall’angolo degli oratori situato all’Hyde Park di Londra dove ognuno è autorizzato a esporre il proprio pensiero ai circostanti, così anche davanti alle telecamere sono invitate diverse persone, ognuna con la propria storia da raccontare...

Parole chiave: Spiato in tv (184), Marco Liorni (1), Italia sì! (1)
Certi temi richiederebbero altri contesti

Italia sì! è il nuovo contenitore del sabato pomeriggio di Rai 1. Prendendo spunto dall’angolo degli oratori situato all’Hyde Park di Londra dove ognuno è autorizzato a esporre il proprio pensiero ai circostanti, così anche davanti alle telecamere sono invitate diverse persone, ognuna con la propria storia da raccontare. Quanto viene detto è commentato principalmente da tre ospiti presentati come saggi: Mauro Coruzzi (che ha smesso ormai gli abiti di Platinette), Rita Dalla Chiesa ed Elena Santarelli. I temi trattati sono talora di rilevante spessore morale, come il senso della maternità prendendo spunto dalla ricerca dei figli sulle tracce dei loro genitori naturali oppure le situazioni di bambini che molto precocemente manifestano sintomi di disforia di genere. Argomenti molto delicati che andrebbero affrontati in contesti più appropriati e da persone più esperte. Non convince per niente, dunque, la superficialità della discussione così come la scelta di questi tre ospiti, onnipresenti nei salotti televisivi ma del tutto incompetenti, abili solamente ad innescare anche furiosi battibecchi con i loro interlocutori.
Conduce questo strambo programma Marco Liorni, alla ricerca di temi forti da proporre in contrapposizione alle vicende mondane di Verissimo, trasmissione leader diretta concorrente su Canale 5. La prima pesante mancanza che balza subito all’occhio è l’assenza di una valida controparte rispetto a quanto sostenuto dall’oratore chiamato in studio. Tutto quanto viene proposto è accettato in modo acritico e secondo il più logoro sentire comune. Non si capisce perciò la fisionomia di questo programma a metà strada tra La vita in diretta e Tu si que vales. In uno studio televisivo la cui scenografia dalle tinte un po’ cupe è di certo più adatta per un gioco a premi o un varietà che non per un talk-show, si manifesta un’Italia frastornata, piena di problemi e alla ricerca di un’identità smarrita. Liorni presenta in modo asettico, quasi timoroso di esporre il suo pensiero. Fa fatica a comporre insieme questo inedito format che non ha ancora un suo giusto equilibrio interno. Sette punti di share separano questo programma della tv di Stato da quello della Toffanin su Canale 5. La nazione che va in scena sulla Rai induce al pessimismo, lasciando l’unico accento positivo esclusivamente al titolo.

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