Il difficile ritorno alla sospirata libertà
Filippo Tapparelli
L’inverno di Giona
Mondadori - Milano 2019
pp. 192 - euro 17
L’inverno di Giona (Mondadori 2019) è il romanzo d’esordio, vincitore del premio Italo Calvino 2018, del veronese Filippo Tapparelli.
Chi è Giona? Un ragazzo senza ricordi, orfano di padre e di madre. Un ramo di castagno da piegare e modellare. Un cucciolo d’uomo da percuotere con violenza e senza nessun rimorso per far sì che acquisisca una sapienza più nobile, duratura, consapevole. Vive nella nudità di un paese-ombra. Soffre, ma non riesce a fuggire. Non riesce a uscire dal ventre oscuro di un pesce che l’ha fagocitato molti anni prima e con il quale deve intessere una dura e aspra lotta che sola può condurlo a una rinascita, a una “resurrezione”.
Ma Giona non vive da solo, ma con il nonno Alvise. Egli è il custode sia del paese e delle sue ombre, sia di Giona. Niente può accadere senza il suo volere e se ciò dovesse succedere Alvise deve rimettere subito le cose a posto. Lo sa Giona e lo sanno pure Anna, Attilio, Linda e la perduta Lucia, protagonisti succubi di una tremenda volontà di potere. E lo sanno anche Norina e Voce. Questi ultimi, però, sfuggono alle mani brutali di Alvise. Sono la guida e il cieco tormento di Giona, ramo reciso dall’infanzia, dall’inverno del tempo. Norina è colei che conduce e ispira. Voce, invece, è l’interminabile spazio dentro cui vive Giona. Voce consiglia e comanda. Conduce e agisce. È il ventre del pesce da cui è necessario prendere congedo. Per un definitivo ritorno a casa. Ecco cosa è L’inverno di Giona: un viaggio che si snoda tra il sangue e l’amore, e la brutale violenza del passato e dei ricordi, che segnano una vita, un paese.
La scrittura di Tapparelli, in questo fortunato e inaspettato esordio, è fresca e originale come l’aria sottile di montagna. Un racconto non scontato, che esige una lettura attenta fino alle ultime pagine, le quali offrono la chiave per la definitiva risoluzione del puzzle narrativo.
Quello a cui Tapparelli conduce, per mezzo di Giona è, perciò, un intimo cammino. Un romanzo, come è stato definito dalla giuria del Premio “in cui la verità si infrange in tanti rivoli, toccando i temi della colpa, del castigo, del lancinante bisogno di affetto e di stima”.
Ma Giona, per ultimo, è anche segno. Segno di qualcosa di più profondo e di più vero che abita l’oscurità e che il lettore dovrà scoprire passo dopo passo. Un lungo viaggio, dunque, che ha come meta ultima, non un approdo, ma un ritorno. Il ritorno a una agognata libertà. Il ritorno nella consapevolezza che a ogni inverno seguirà sempre una nuova primavera. Che a ogni fine ci sarà sempre un nuovo inizio. Una nuova alba di luce.
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