Il Fatto di Bruno Fasani
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Una corte di ciarlatani che fa i soldi col sacro

Lunedì scorso in una diretta su Rai Uno mi sono lasciato andare ad una espressione poco consona alla bocca di un prete. Ho detto che ci siamo rotti le p... di tutti questi fenomeni pseudoreligiosi, che spuntano come funghi e che sono vere e proprie forme di simonia moderna.

Parole chiave: Il Fatto (439), Bruno Fasani (348)

Lunedì scorso in una diretta su Rai Uno mi sono lasciato andare ad una espressione poco consona alla bocca di un prete. Ho detto che ci siamo rotti le p... di tutti questi fenomeni pseudoreligiosi, che spuntano come funghi e che sono vere e proprie forme di simonia moderna. Al mattino avevo meditato il Vangelo del giorno nel quale si faceva riferimento alla richiesta fatta a Gesù, da parte dei farisei, per ottenere miracoli e segni straordinari. È noto il rifiuto del Maestro. Se proprio volevano un segno quello sarebbe stato il suo spendersi per amore, spinto fino a morire. La nuova famiglia cristiana che andava a mettere in piedi doveva solo guardare, imparare ed imitare.
L’occasione del dibattito televisivo veniva da due casi nel Brindisino che stanno facendo parlare l’Italia. Il primo, clamoroso, riguarda un signore, poi diventato donna, il quale è riuscito a plagiare un numero enorme di persone, mettendo in piedi un giro milionario di un iceberg di cui per ora sta emergendo soltanto la punta. Partito come bravo ragazzo di parrocchia, con tanto di lettera credenziale del vescovo, poi scomunicato e comunque accompagnato per un certo tratto di strada da qualche prete compiacente.
Il secondo caso è più naïf e pacchiano. Un brutto copione recitato da un pessimo attore. Peraltro anch’egli scomunicato. Presunte visioni mistiche, con tanto di finte estasi, la volgare esibizione di una stigmata sulla mano destra, maldestro incontro tra una spellatura con carta vetro e un pennarello.
Due casi che avrebbero bisogno solo di silenzio sdegnato e dell’intervento di qualche giudice e che invece diventano sempre più spesso il cartello indicatore della strada per far soldi vendendo un falso dio ai creduloni. Fenomeni che fanno del male alle persone più fragili, spesso alle prese con drammi umani, che si indebitano pur di ottenere le grazie promesse, ma anche a quei tiepidi o indifferenti che vedono nella Chiesa, benché non coinvolta, un covo di incoerenze e immoralità da cui stare alla larga.
Due i casi in questione e due le osservazioni che mi sento di proporre. La prima riguarda soprattutto vescovi e preti, ai quali suggerisco di non avallare mai, sia pure in buona fede, presunti fenomeni straordinari. Spesso sotto vesti pietose e falsamente oranti più che la presenza di Dio si cela quella del suo oppositore. Senza dimenticare che ciò che viene da Dio si fa largo da sé, senza bisogno di reggicoda talvolta lusingati da qualche incerto di stola. Detto per i non addetti, qualche offerta sotto banco.
La seconda considerazione porta invece a una riflessione più profonda che non possiamo eludere. Perché la gente va in cerca di questi ciarlatani? Cosa cerca in loro che non trova più nelle loro comunità cristiane? Messa in disparte la devozione popolare, che attirava il popolo, sotto la guida sicura di pastori credibili, oggi il bisogno della gente di vedere e toccare sembra trasferirsi al mercato del sacro, dove per danaro trovi di tutto. Come ovviare? La risposta va cercata ma senza rimandare troppo.

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