Più che tutela dei minori sono diritti degli adulti
Disegno di Legge 1209. I numeri da soli dicono poco, ma a guardarci dentro spesso si scoprono cose inquietanti. Come questo Disegno appunto, che sta approdando in Senato. Le intenzioni, come sempre, sono le migliori e quasi sempre ammantate di tanta di quella dolcezza, da far invidia alla Ferrero...
Disegno di Legge 1209. I numeri da soli dicono poco, ma a guardarci dentro spesso si scoprono cose inquietanti. Come questo Disegno appunto, che sta approdando in Senato. Le intenzioni, come sempre, sono le migliori e quasi sempre ammantate di tanta di quella dolcezza, da far invidia alla Ferrero. Nel caso specifico si tratta di modificare la legge 184 del 1983, quella che regola l’adozione dei bambini.
Ricapitoliamo quello che dice la legge esistente. Si comincia dall’affidamento, ossia da quel periodo, che non dovrebbe essere superiore ai 24 mesi (che poi diventano quattro anni e qualche volta anche di più), in cui un minore viene affidato a una coppia e, in alcuni casi anche ad una persona singola, in attesa che trovi termine il procedimento di adozione.
La quale adozione può essere concessa ad una coppia formata da un uomo ed una donna, regolarmente sposati, oppure, in alcuni casi straordinari, come nel caso di un portatore di handicap, anche ad una persona singola che si è presa cura di lui, consentendo quindi la continuità educativa e di cura.
Ciò che dà fastidio ai nuovi legislatori è che nel 2015 si continui a parlare di coppia regolarmente sposata. Di qui il progetto di una nuova legge che allarghi la possibilità di adozione, non solo alle coppie non sposate, ma anche ai singoli e quindi a qualsiasi tipologia di coppia, in cui il singolo adottante esprime la propria vita.
Eppure chi 32 anni fa si preoccupava di minori da dare in adozione, mettendo al primo posto l’interesse del bambino, chiedeva a chi voleva adottarlo di dare garanzie di stabilità, attraverso il matrimonio, esprimendo così la volontà di prendersene cura secondo i compiti previsti dal Codice civile.
Oggi tutto questo rischia di finire in pattumiera, aprendo alla cultura del bambino per tutti e a qualsiasi condizione. È il cambio di prospettiva che colpisce negativamente.
Se un tempo si guardava al bene del minore, cercando di garantirgli stabilità e garanzie giuridiche, oggi è tutelato l’interesse dei singoli. Se una coppia non è sposata e vuole un bambino, perché no? E se un singolo può adottare, perché non all’interno di una coppia omosessuale? È il desiderio degli adulti che prende il sopravvento sui diritti dei minori, andando a minare quello che l’antropologia umana ha sempre affermato, prima che l’ideologia decidesse di dettare legge: ossia che un bambino ha bisogno di un padre ed una madre, dentro ad una relazione garantita dalla legge.
L’impressione è che ancora una volta ci troviamo davanti ad un piede di porco per mettere all’angolo definitivamente la famiglia istituzione, aprendo alle coppie di fatto, comprese quelle omosessuali. I segnali non mancano, cominciando dal Tar del Lazio che, smentendo il Ministro degli Interni e il Prefetto di Roma, ha detto che non spetta a loro vietare la trascrizione delle coppie omosessuali, sposatesi all’estero. Non spetta al governo e neppure al suo rappresentante, ha sentenziato il Tribunale, ma al giudice. Ma come, si chiede il cittadino basito? Se in Italia il matrimonio omosessuale non è legittimo e se sindaco e prefetto sono espressione del governo e delle sue leggi, perché non dovrebbero avere il potere di reclamarne il loro rispetto?
E invece, mentre ci sono sindaci che della legge se ne fanno coriandoli, la magistratura fa da grimaldello a battaglie ideologiche, i cui esiti sono sotto gli occhi di tutti.
In attesa di leggere la sentenza, sentenziano i commentatori, che dovrebbero commentare. Di fatto lasciando che il tempo seppellisca le reazioni della gente, a tutto vantaggio di un fiume carsico, che sa dove andare e cosa distruggere sul suo cammino.