Adolescenti in rete: navigano a vista e senza salvagente
Un'indagine sulla dipendenza da telefonino condotta su 2.043 studenti veronesi dai 13 ai 19 anni: sono sempre più smartphone-dipendenti
Iperconnessi, distratti, alla ricerca della felicità in rete, dove ha più successo chi appare a ogni costo. Si portano il telefono a scuola, chattano con sconosciuti, stanno svegli fino a notte fonda per giocare o controllare i profili altrui; nei casi più estremi, arrivano a compiere atti illegali, dal cyberbullismo all'acquisto di stupefacenti. È una fotografia a tinte fosche, quella che emerge dall'indagine sull'uso dello smartphone fra 2.043 studenti veronesi tra i 13 e i 19 anni.
All'Istituto Cangrande sono stati snocciolati i numeri raccolti dal Punto di ascolto sul disagio scolastico, diretto dalla psicologa Giuliana Guadagnini, e dall’Uoc Dipendenze dell’Ulss 9 Scaligera, guidata da Giovanni Serpelloni. «Ci troviamo di fronte a un problema sociale inquietante: il 95% degli adolescenti intervistati ha un profilo social; 5 su 10 dicono di trascorrere dalle 3 alle 8 ore con lo smartphone in mano – evidenzia la psicologa –. Uno dei dati più allarmanti è che 7 su 10 dichiarano di avere almeno un profilo finto, che i genitori non conoscono e quindi non riescono a controllare. Il 35% di loro dice che mamma e papà non si lamentano per il tempo che trascorrono on line: c'è una riflessione seria da fare».
La smania da connessione riguarda un po' tutti, ma il 19% del campione controlla il telefonino oltre 100 volte al giorno. Con inevitabili ricadute: il 27% non riesce a concentrarsi sui libri perché guarda cosa fanno gli amici sui social. Addirittura il 30% va in ansia se non riesce a connettersi: è la “nomofobia”, il panico che si prova quando si teme di non essere raggiungibili.
«Mentre fino a qualche tempo fa le principali patologie legate all'utilizzo smodato di internet erano legate ad attività ben precise, come gioco d'azzardo o pornografia on line, ora è considerato patologico l'utilizzo spasmodico di tutta la rete – spiega Guadagnini –. I giovanissimi manifestano il bisogno di trascorrere sempre più tempo on line per ottenere soddisfazioni personali e restano connessi nonostante siano a scuola; in casi estremi la mancanza d'interesse per la realtà può portare a una forma di anoressia sociale, l'hikikomori: lo scorso anno scolastico a Verona abbiamo avuto 25 casi di giovani che si sono ritirati in camera propria senza mai uscire, vivendo le relazioni solo in forma virtuale».
E proprio in rete si cercano nuovi amici, spesso senza avere coscienza del rischio d'incappare in adescatori di professione. «Il 20% dei ragazzi dice di essersi confidato con sconosciuti, 275 hanno avuto relazioni affettive solo on line e 500 hanno ricevuto richieste di carattere sessuale; solo il 7%, ma il dato è sottostimato, ammette di aver postato foto o video senza veli», prosegue.
«Telefonino e internet non vanno demonizzati, ma bisogna capire che c'è un uso fisiologico e uno patologico – evidenzia Serpelloni –. Tra il 15 e il 20% della popolazione può sviluppare disfunzioni; si tratta di persone vulnerabili, in cui la dipendenza da internet innesca meccanismi simili a quelli delle dipendenze da sostanze: deficit di attenzione, capacità di memorizzazione ridotta, difficoltà a fare associazioni logiche e a capire fenomeni complessi, fino a stimoli ben più pericolosi. E gli adolescenti sono una fascia più esposta, perché sono in una fase della vita in cui si agisce sulla spinta di istinto ed emozioni, senza stimare i rischi».
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