La violenza che dilaga e i suoi cattivi maestri
I telegiornali ci portano in casa tutti i giorni gli ultimi episodi di cronaca nera. A Londra in due differenti sparatorie è morta una diciassettenne e sono stati feriti due ragazzi di 16 e 15 anni...
I telegiornali ci portano in casa tutti i giorni gli ultimi episodi di cronaca nera. A Londra in due differenti sparatorie è morta una diciassettenne e sono stati feriti due ragazzi di 16 e 15 anni. Nella capitale britannica le morti violente tra febbraio e marzo sono arrivate a 15, a fronte dei 22 accoltellamenti avvenuti nello stesso periodo. Quello che un tempo era il primato di New York ora è tristemente sorpassato dai sudditi della regina. Non è che ci consoli molto sapere che dalle nostre parti non siamo ancora giunti a questo livello. Pessimisticamente verrebbe da dire: tempo al tempo. Speriamo di no, anche se è un dato di fatto che, come si dice in gergo, la cronaca nera tira. Nel senso che fa notizia e crea mentalità. Non a caso, sono proprio i giovani quelli che oggi risentono maggiormente di questo condizionamento negativo. Ma la cronaca nera fa soprattutto audience, perpetuando così il mito del cane che si morde la coda. Si racconta la violenza per prenderne le distanze, almeno così si dice, pur sapendo che il rappresentarla produce emulazione. Ricordiamo tutti il tempo infausto dei sassi dal cavalcavia. Più si raccontava e più i cretini facevano volare le pietre.
Che la cronaca nera faccia audience lo hanno capito molto bene le televisioni, le quali vanno ormai a gara a chi indugia maggiormente sui delitti del momento. Con la scusa di dibattere, in realtà si foraggia la morbosità che ogni giorno di più rivendica la sua dose di truculenza.
Ascoltavo al telegiornale la cronaca dei delitti londinesi con la preoccupazione che nasce davanti al dato di una delinquenza che abbassa sempre più l’anagrafe dei suoi protagonisti. E questo non solo perché fa male pensare a ragazzi diventati precocemente delinquenti, ma anche perché è tutta la società che è diventata più insicura. Oggi il pericolo del branco non è cosa tra loro, ma rischio oggettivo che corriamo tutti noi quando giriamo inconsapevoli per le strade.
Coerenza vorrebbe che una società sana a fronte del dilagare della violenza mettesse in atto tutti gli anticorpi per arginarla. E invece volete sapere come si chiudeva il telegiornale di martedì 3 aprile quando hanno dato notizia dei fatti di Londra? Esattamente con alcuni minuti di pubblicità sul film considerato il più violento dell’ultima produzione cinematografica. Un’apologia dell’uso delle armi, in perfetta sintonia con il Trump pensiero, fermamente convinto che sia il denaro a far girare il mondo e soprattutto che esso non puzza, a prescindere dalla provenienza.
Diceva qualche tempo fa Pat Cadigan, autrice americana di fiction di fantascienza: «Prima guardi il video, poi lo indossi, quindi lo mangi e diventi il video». Diventiamo ciò che guardiamo. Soprattutto lo diventano le nuove generazioni in assenza di educatori veri. Si chiamino essi genitori assenti o gli schermi che ci indottrinano nelle nostre case.
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