A Tregnago una Residenza anche per preti in piena autonomia
di MARTA BICEGO
Recuperato un edificio adibito ora a casa di riposo, con spazi riservati ai sacerdoti
di MARTA BICEGO
Don Corrado Brutti si è già ambientato. Prima abitava da solo nella canonica di Sant’Andrea di Badia Calavena ma, dallo scorso ottobre, si è trasferito in centro a Tregnago. A due passi ha negozi, l’ufficio postale, la biblioteca. Ha un’automobile per muoversi, in autonomia, nella vallata.
È il primo sacerdote ad andare a vivere nella Residenza “Ai giardini”: un’iniziativa sociale innovativa, un progetto condiviso che coinvolge la Diocesi di Verona e la Fondazione centro assistenza "Fermo Sisto Zerbato". Don Corrado ha una stanza per sé, con bagno, che gli assicura la necessaria privacy; inoltre, ha a disposizione cucina e sala da pranzo comuni, per quando nel piano adibito a quest’esperienza si aggiungeranno altri preti; poi un giardino e una cappellina nella quale ritirarsi in preghiera.
La residenza “Ai giardini” nasce dal recupero dell’edificio, affacciato su piazza del Mercato, che per 130 anni è stato casa delle suore Orsoline, asilo nido e scuola materna. Dopo che le religiose se ne sono andate, era il luglio del 2019, a dicembre 2020 la struttura è stata acquisita dalla Fondazione che qui intende realizzare tre comunità-alloggio per anziani autosufficienti, delle quali una appunto sarà interamente riservata ai sacerdoti. Per questo saranno necessari dei lavori di ristrutturazione, ma alcuni ambienti sono già utilizzati.
Tre sono i piani destinati al progetto nel suo insieme, con la prospettiva di accogliere una trentina di persone, di cui dieci preti. Al pianterreno della grande casa si sono trasferiti gli uffici amministrativi del centro assistenza che a Tregnago gestisce la casa di riposo, la residenza sanitaria assistita e l’ospedale di comunità.
Una parte dell’edificio, sempre al piano terra, sarà risistemata nei prossimi mesi per ricavare una sala comune per incontri sia culturali che di convivialità sociale e di formazione del personale, una piccola cucina e l’ambulatorio. In questi ambienti è racchiusa la novità che anticipa Michela Romani, direttrice del centro assistenza tregnaghese: «Saranno spazi aperti alla collettività, per offrire servizi che rispondono alle necessità del paese e momenti di incontro e condivisione tra residenti e cittadinanza. È in progetto anche la sistemazione di alcuni spazi da dedicare a specifici servizi per i cittadini della vallata per esempio di tipo geriatrico, psicologico, fisioterapico. Per certi versi si tratta di una diramazione della casa di riposo che, dopo l’isolamento imposto dalla pandemia da Covid-19, sente la necessità di reinventarsi e di instaurare relazioni con l’esterno.
In questo aspetto c’è stata subito sintonia con il parroco, don Nicola Giacomi: «La Diocesi stava cercando nella zona dell’Est veronese degli spazi per i sacerdoti autosufficienti, in cui potessero vivere insieme». Si tratta di «residenze leggere», fa eco il vicario generale, mons. Roberto Campostrini, ringraziando la Fondazione per aver messo a disposizione un piano della residenza per un progetto condiviso. «È una delle possibilità tra le quali i religiosi anziani possono scegliere. Ognuno potrà valutare questa opportunità in autonomia», dice il vicario generale, annunciando che presto don Corrado avrà un “vicino di stanza”. «Come Diocesi – prosegue – stiamo cercando tipologie di residenzialità come questa in altre zone della provincia scaligera». Giova alle comunità. Nell’unità pastorale che riunisce Illasi, Tregnago e Vestena (e in una visione più allargata) i sacerdoti possono dedicarsi al servizio spirituale nelle case di riposo, alle confessioni, alle visite a domicilio dei malati, a presiedere le Messe. Per Tregnago, c’è l’idea è di trasformare la chiesa di Sant’Egidio in un punto di riferimento per la spiritualità.
«Questa soluzione nasce in contrasto alla solitudine – sottolinea ancora don Giacomi –, ma, al tempo stesso, permette ai preti di mantenere una propria autonomia». Viste le spese del riscaldamento, può essere anche una soluzione temporanea per chi vive da solo, magari in una sperduta contrada di montagna. Con il vantaggio di fare economia per un po’ di mesi (che di questi tempi...) e di guadagnare in socializzazione. Vale per i sacerdoti e per gli altri anziani che si troveranno sotto il comune tetto della residenza.
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