Se “il fenomeno” diventa “il grasso”
Puoi vincere due mondiali di calcio. Uno come più giovane tra i campioni, ancora minorenne, e l’altro da assoluto protagonista, con tanto di doppietta in finale...
Puoi vincere due mondiali di calcio. Uno come più giovane tra i campioni, ancora minorenne, e l’altro da assoluto protagonista, con tanto di doppietta in finale. Puoi anche segnarne ben 15 di gol ai mondiali, distribuiti in tre edizioni. Puoi essere premiato con due palloni d’oro e militare in alcune delle squadre più forti del mondo, andando in rete 280 volte su 380 partite. E magari una volta anche in finale di coppa Uefa, dopo aver ubriacato il portiere con un micidiale doppio passo. Puoi aver avuto come compagni di squadra i più grandi di quel periodo: Stoichkov, Figo, Guardiola, Baggio, Roberto Carlos, Zidane, Beckham. Puoi essere stato inserito in tutte le liste dei migliori calciatori di tutti i tempi – nessuno si è mai dimenticato di te – e figurare come secondo goleador nella storia della nazionale brasiliana, cedendo il passo soltanto a Pelé. Puoi essere tutto questo, ma comunque ci sarà sempre un Dani Ceballos, centrocampista del Real Madrid, che nel 2018 – a neanche dieci anni dal tuo ritiro – si riferirà a te durante un’intervista chiamandoti «Ronaldo El Gordo», Ronaldo il grasso. Per distinguerti da quell’altro Ronaldo, il portoghese. Senza cattiveria, solo ingenuità. La stessa che hanno, a volte, le generazioni più giovani verso gli anziani, visti con gli occhi dell’attimo presente: il signor Antonio è un brontolone, Gianni è un po’ rimbambito, Ottavio ripete sempre le solite storielle noiose, meglio evitarlo. E Ronaldo, certo, non c’entra nulla col calcio, perché è solo un ciccione. Ma noi esseri umani, oltre che corpo e anima, siamo storia. Il signor Antonio brontola perché lo infastidisce parecchio il dover lasciare presto questo mondo, visto che si è trovato bene. Gianni è rimbambito, sì, ma non lo era quando ha insegnato la grammatica a tanti bambini. Ottavio non sopporta la solitudine, come non capirlo: appena incontra qualcuno non vorrebbe mollarlo più. Le storielle sono solo un pretesto, e infatti quando non le ricorda se le inventa. E Ronaldo? La pancia non la può nascondere, ma calcisticamente ha fatto qualcosa di più di me, di te e anche di Ceballos, che pure gioca nella squadra campione d’Europa. Ronaldo “il fenomeno”, ecco come lo chiamavamo. Poi i tempi cambiano, ma la gratitudine può restare. Non perdiamo l’occasione di dire ad Antonio, Gianni e Ottavio che sì, sono stati dei fenomeni, e lo sono ancora.
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