Quel ragazzino che voleva insegnare il mestiere a Capello
Stagione 1996-97. Fabio Capello col Milan ha già conquistato 5 campionati, una Coppa dei Campioni, una Supercoppa Uefa e tanto altro. In dieci anni da mister in prima squadra ha già vinto quello che la stragrande maggioranza degli allenatori non vede nell’arco di una carriera...
Stagione 1996-97. Fabio Capello col Milan ha già conquistato 5 campionati, una Coppa dei Campioni, una Supercoppa Uefa e tanto altro. In dieci anni da mister in prima squadra ha già vinto quello che la stragrande maggioranza degli allenatori non vede nell’arco di una carriera. Più tutte le coppe portate a casa da calciatore, beninteso. Il profilo perfetto per il Real Madrid, che non vuole puntare su chissà quale scommessa ma ingaggiare, anche a costo di non badare a spese, un profilo sicuro. “Don Fabio” arriva in Spagna e alla fine vincerà la Liga, ripetendosi nella sua seconda esperienza tra i blancos dieci anni dopo. Qui però siamo ancora agli inizi, in una partita non meglio identificata che non sta girando per il verso giusto. Il sergente Capello attende l’intervallo e al rientro nello spogliatoio inizia a dare le nuove direttive per il secondo tempo: bisogna attaccare meglio questi spazi, aiutare i compagni in fase di copertura su questa zona del campo perché loro sono più aggressivi, eccetera eccetera. I calciatori milionari ne approfittano per dissetarsi e riprendere fiato. Me li immagino, con la voglia di tornare a spaccare la partita dopo aver ascoltato gli ordini del loro allenatore, uno dei più forti di sempre. Il Real Madrid, ricordiamo, viene da un sesto posto in campionato, quindi bisogna tenere la cresta bassa e obbedire. Bisognerebbe dirlo però anche al ragazzino di 20 anni, nato in Suriname e di nazionalità olandese. Prende la parola e, davanti a tutti, suggerisce al mister altre indicazioni. Attaccare quello spazio? Ma no, andiamo più sull’altra fascia. E il pressing facciamolo diversamente, dai. Capello ribolle di rabbia, anche perché quel ragazzo l’ha fatto acquistare lui dai dirigenti del Real e come ringraziamento questo lo svergogna così, senza il minimo pudore. Don Fabio si toglie la giacca, la porge al centrocampista e si rivolge al resto del gruppo: «Ragazzi, vi saluto, da oggi avete un nuovo allenatore». Poi esce dallo spogliatoio, mentre viene rincorso dal capitano e riportato indietro quasi a forza. Quanto è difficile rispettare i propri ruoli, anche quando non si è d’accordo con quello che ci viene detto. Quanto è difficile accettare le critiche, soprattutto da chi sta sotto di noi. Ah, quel ragazzino si chiamava – e si chiama – Clarence Seedorf. Ancora oggi è l’unico calciatore al mondo ad aver vinto tre Champions con tre squadre diverse. Ma quel giorno ha rischiato di non mettere più piede in campo.
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