La finta Nazionale diventò un caso internazionale
C’è un modo efficace per fare soldi con le scommesse: puntare sulla squadra sfavorita, dopo essersi premurati di aver corrotto un giocatore dell’altra formazione...
C’è un modo efficace per fare soldi con le scommesse: puntare sulla squadra sfavorita, dopo essersi premurati di aver corrotto un giocatore dell’altra formazione. Gli si chiederà un autogol, un fallo da rigore o uno sventurato retropassaggio. Al pubblico sembrerà semplicemente una svista – o una giornata no – e il truffatore di turno potrà passare all’incasso. E se non bastasse? In fondo, la squadra contro la quale si scommette potrebbe comunque segnare, magari anche due o tre gol. E non è che il giocatore corrotto possa spedire cinque volte la palla nella propria porta: verrebbe scoperto e linciato (prima dai propri compagni di squadra, poi dai tifosi). Il truffatore dunque avrebbe bisogno di coinvolgere più giocatori. Per esempio, tutti i difensori della squadra più forte, che si trasformeranno per un giorno in mezze calzette. Oppure gli attaccanti, che non segneranno neanche a porta vuota. Ancora una volta, potrebbe non bastare, se il resto della squadra facesse una super-prestazione.
Forse è questo il dilemma che nel 2010 ha attanagliato un sedicente impresario registrato presso la Fifa. È lui a mettere in piedi quello che, nel suo ramo, è un capolavoro di creatività: non la corruzione di un giocatore, ma l’organizzazione di una partita tra una squadra vera e una falsa come una banconota da tre euro. Nello specifico, Bahrain-Togo. I padroni di casa sono dati per spacciati e l’impresario sa che vale la pena puntare su di loro. Soprattutto perché la Nazionale del Togo non esiste: è in realtà un’accozzaglia di ragazzotti ingaggiati per due soldi da lui stesso. D’altra parte la vera Nazionale del Togo, tre giorni prima, aveva giocato una partita di qualificazione alla coppa d’Africa contro il Botswana. In Bahrain non ne sanno nulla e i tifosi arabi esultano per il rotondo 3-0 contro degli avversari che, minuto dopo minuto, dimostrano di non aver troppa confidenza col pallone. Ma chi poteva sospettare qualcosa? I finti giocatori del Togo si erano presentati con le divise ufficiali – date dal solito impresario – e accompagnati da un altrettanto finto staff. Il giorno dopo, in Togo, il ministro dello sport viene informato dai giornali della partita e sbotta: «Non ne sapevo nulla». L’impresario, nel frattempo, è già scappato con l’incasso. Verrà arrestato qualche tempo dopo, in Finlandia, e messo in galera. Vera.
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