Noi e i virus: un confronto
L’intervento della famosa virologa Ilaria Capua che abbiamo ospitato nelle nostre pagine la scorsa settimana ci ha aperto un orizzonte vastissimo sul mondo dei virus, che nostro malgrado abbiamo incominciato a conoscere meglio grazie a quello che, ironia della sorte, sembra essere l’attuale detentore della sovranità, almeno stando al suo nome: il Coronavirus
L’intervento della famosa virologa Ilaria Capua che abbiamo ospitato nelle nostre pagine la scorsa settimana ci ha aperto un orizzonte vastissimo sul mondo dei virus, che nostro malgrado abbiamo incominciato a conoscere meglio grazie a quello che, ironia della sorte, sembra essere l’attuale detentore della sovranità, almeno stando al suo nome: il Coronavirus. Senza scomodare le Sacre Scritture, che in quella immaginifica descrizione della creazione che ascoltiamo ogni anno durante la celebrazione della Veglia pasquale ci dicono che il vertice della creazione è stato assegnato all’uomo, è chiaro che noi rispetto a loro abbiamo una marcia in più: l’intelligenza, l’autocoscienza, la volontà e la capacità di individuare i fini e i mezzi per raggiungerli, ma soprattutto abbiamo l’anima. Tuttavia non abbiamo l’onnipotenza... anche se qualcuno ogni tanto si illude di poterla raggiungere. Noi esseri umani tendiamo a porci al centro del mondo in maniera arrogante e così lo stiamo avvelenando decretando in questo modo anche la nostra fine.
La specie umana dovrà imparare a fare i conti con la propria vulnerabilità e riscoprire il principio della simbiosi, che porta a considerare le altre creature e gli altri gruppi etnici non come oggetti da sfruttare.
I virus sono presenti sul pianeta da diversi miliardi di anni, viaggiano ovunque, sono praticamente invisibili e si rigenerano trasformandosi in modo sorprendente; il genere umano è l’ultimo arrivato: ha cominciato a colonizzare la Terra da poco più di due milioni di anni. I virus si annidano dentro gli altri organismi che consideriamo più evoluti sia nel mondo animale che in quello vegetale e senza i quali non potrebbero vivere, né riprodursi. Ci stanno insegnando che tutte le forme viventi su questa terra sono in situazione di reciprocità. Nell’affrontare questa pandemia non dovremmo dimenticare la reciprocità anche sociale, culturale e spirituale; e che perdendo lo sguardo globale, che possiamo recuperare solo riconoscendo quello amorevole e misericordioso di Dio, anche l’organismo sociale si infetta letalmente.
La Chiesa in questo momento di crisi è chiamata ad assumere un ruolo chiave facendo risaltare la dignità della persona oltre ogni interesse particolare, l’importanza della custodia della nostra casa comune e la spiritualità tipica del Vangelo.
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