Natale veronese
Quale augurio di buon Natale per Verona? Quale speranza può portare l’ormai imminente nascita del Salvatore per i veronesi?
Quale augurio di buon Natale per Verona? Quale speranza può portare l’ormai imminente nascita del Salvatore per i veronesi?
Gli enti e istituti di assistenza della nostra città, dai servizi sociali alla Caritas, testimoniano un aumento dei fenomeni di disagio e di esclusione sociale. Con il Covid sono cresciute le disuguaglianze. Vecchie vulnerabilità si sono acuite e sommate a nuove fragilità, con conseguenze allarmanti per la coesione sociale. La pandemia ha potentemente rivelato, esacerbandoli, gli ampi divari preesistenti lungo gli assi fondamentali della nostra vita comune. Il rischio per tutti noi è di abituarci alle disuguaglianze estreme. Non costituiscono più un problema. Sono la normalità.
Il giornale locale alcuni giorni fa descriveva Verona come la provincia più a rischio quanto a vittime di caporalato. Il che non significa solo il reclutamento giornaliero di manodopera. Dietro al caporalato si nasconde, nella maggior parte dei casi, un’intera fenomenologia di sopraffazione: assenza di contratti, precarietà dell’impiego, bassissimi salari, condizioni di lavoro dure o degradate, e qualche volta condizioni di vita para-schiavistiche.
D’altra parte, il sociologo Luca Ricolfi descrive la nostra come “la società signorile di massa”. Un Paese che per un verso è pieno di gente che non lavora o che lavora pochissimo e passa il tempo su Facebook, che è spesso in vacanza, possiede più smartphone che orecchie, automobili che non sa nemmeno più dove parcheggiare. Ha seconde e terze case, non fa figli ma posta gattini e cagnolini sui social. Una società opulenta in cui la maggioranza dei cittadini vive più di rendita che di reddito da lavoro. Non è difficile riconoscere una fetta della nostra Verona.
Ma neanche la classe media se la passa troppo bene e soprattutto l’aumento dell’inflazione (+3,8%, stime Istat) non è una bella notizia. Il Governo ha promesso misure di sostegno pubblico al reddito, al lavoro e alle famiglie per attenuare gli impatti della crisi e ridurre i divari retributivi.
Vedremo a chi andranno gli 8 miliardi di alleggerimenti fiscali promessi. La ripartizione ipotizzata – 7 miliardi di sgravi Irpef, un miliardo di sgravi Irap – non piace ai sindacati, che vorrebbero che i benefici fossero riservati ai lavoratori
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