Prima di comprendere occorre credere
Nel libro VIII, che fa da ponte tra la prima e la seconda sezione del trattato sulla Trinità, Agostino riprende in considerazione un pensiero a lui molto caro e assai radicato nella sua mente: “Prima di comprendere dobbiamo credere” (De Trinitate 8,5.8: “Prius autem quam intellegamus credere debemus”)...
Nel libro VIII, che fa da ponte tra la prima e la seconda sezione del trattato sulla Trinità, Agostino riprende in considerazione un pensiero a lui molto caro e assai radicato nella sua mente: “Prima di comprendere dobbiamo credere” (De Trinitate 8,5.8: “Prius autem quam intellegamus credere debemus”). Nulla del resto da meravigliarci, se pensiamo che Agostino sta riflettendo sul primo dei misteri della fede: il mistero della Trinità, nel quale si innesta anche il secondo, cioè l’incarnazione, la morte e la risurrezione del Verbo di Dio fatto carne. Queste realtà non sono, né possono essere, frutto della speculazione umana. Sono un purissimo dato di fede. Da accogliere appunto in atteggiamento di fede. Certo, non da accogliere fideisticamente. Magari senza comprenderne, anche linguisticamente, il significato. Tant’è vero che nel suo aforisma Agostino non dice semplicemente: “Dobbiamo credere”, ma “prima di comprendere, dobbiamo credere”. La fede dà tutti gli elementi su cui riflettere, secondo un altro noto aforisma del Discorso 43: “Cerca di comprendere ciò che hai creduto” (“Intellege ut credas”). Dunque, siamo sospinti a capire per credere più in profondità. Credere da uomini, che hanno una mente capace di credere, ma anche di cogliere il significato di ciò che si crede. Ciò vale, indubbiamente, per quanto riguarda Dio, che Agostino riconosce come l’ineffabile, ma vale anche per le relazioni umane. Quelle vere partono tutte da un atto di fede, cioè di fiducia nella persona con cui entriamo in relazione. A cominciare dalle relazioni sponsali e genitoriali. Se non ci si fida di una persona, mai la si potrà comprendere. Nel fidarci, invece, supposto che si tratti di una persona credibile e affidabile, progressivamente la si comprende in profondità. Anche a livello razionale. Nelle relazioni interpersonali occorre, dunque, tenere salda la fede, anche in ciò che non si riesce a comprendere nella immediatezza. Se cioè rimane oscuro alla nostra intelligenza: “Occorre conservare quella regola secondo la quale ciò che al nostro intelletto ancora non risulta luminoso, non sia distolto dalla fermezza della fede” (De Trinitate 8,1.1: “a firmitate fidei non dimittatur”). Agostino fa questa affermazione dopo aver ripreso il tema dell’Unità e Trinità di Dio, grazie al cui mistero nessuna delle tre Persone è superiore o inferiore alle altre e, nello stesso tempo, nessuna delle tre Persone si identifica alle altre, in quanto Persone. Se capitasse anche a noi di non comprenderci un gran che, almeno, ci ammonisce Agostino, teniamo ferma la fede apostolica.
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