Il valore delle Sedi apostoliche in Agostino

Per Sedi apostoliche intendiamo le Chiese fondate dagli Apostoli o quelle, in ogni caso, a cui essi hanno inviato qualche scritto.

Agostino si richiama alle Sedi apostoliche dapprima contro i Manichei, in termini abbastanza rapidi, benché in forma non marginale. Ne precisa il valore mettendo in evidenza l’emergere in esse del culmine dell’autorità, grazie alla certa successione apostolica dei loro vescovi, che le congiunge con gli Apostoli: sono Sedi degli Apostoli dalle solidissime fondamenta. Ma soprattutto ne fa oggetto di frequenti interventi, disseminati in tante sue opere, durante il periodo antidonatista, come vedremo e preciseremo nella prossima riflessione.

Fin dall’inizio del suo ministero Agostino era intenzionato ad affrontare la questione donatista con gli stessi Donatisti, cercando di renderli convinti del loro errore per il fatto di non essere in comunione con le Sedi apostoliche. Era suo convincimento infatti che, per essere Chiesa di Cristo, era necessario essere in comunione di fede e di affetti con le Sedi apostoliche, detentrici del patrimonio autentico della fede cristiana. Considerava infatti le Sedi apostoliche come le terre originarie delle verità primordiali, rimaste allo stato incontaminato. Fondate dalla predicazione degli Apostoli e piantate dalla loro fatica, prolungano nel tempo i poteri dati da Cristo all’ordine degli Apostoli. Sono perciò radice della fede di cui conservano il buon seme, parametro di comunione ecclesiale, voce personificata dell’unità, alveo della tradizione e dell’autenticità del Vangelo, nell’ininterrotta serie di successioni. Tutte definizioni di Sedi apostoliche di straordinaria efficacia sul piano del convincimento teologico. In sintesi: sono custodi e garanti dell’autentica tradizione della Chiesa che, nei contenuti, rimane immutata lungo il fluire del tempo.

Se la funzione delle Sedi apostoliche, non solo nella loro origine, ma nel dispiegarsi della storia, è quella di essere radice del Cristianesimo e parametro di comunione ecclesiale, si comprende perché Agostino ha attribuito tanta importanza al fatto della successione apostolica: solamente la certezza della ininterrotta serie di vescovi assicura il collegamento con la sorgente della verità. Un eventuale vuoto ne ostruisce il flusso. Ed è questa una questione estremamente delicata, nodale, al punto da essere condizionante. Le prerogative, infatti, e i poteri che Cristo aveva affidato agli Apostoli, non dovevano esaurirsi con la loro morte, ma dovevano costituire un fondamento universalmente e perennemente valido. L’apostolicità, in altre parole, non poteva fare una fugace comparsa nella storia: doveva esservi innestata. Tutti i poteri affidati da Cristo all’“Ordine degli Apostoli” appartengono alla Chiesa universale di tutti i tempi; sono stati consegnati alla “Sede apostolica” come patrimonio perenne della Chiesa, così che l’apostolicità guida il suo sviluppo. Per questo Agostino non esita ad ammonire gli eretici e gli scismatici ad entrare nel grembo della Chiesa cattolica, la quale “ha ottenuto l’autorità suprema fino alla professione di tutto il genere umano dalla Sede apostolica attraverso la successione dei vescovi”. Nulla che non sia rigorosamente apostolico vi entra e nulla che sia autenticamente apostolico vi rimane escluso, poiché è connotato essenziale di una inconfondibile identità della Chiesa. L’apostolicità è, appunto, co-estensiva, nelle sue coordinate di spazio e di tempo, alla vita della Chiesa.