Condiscepoli di Agostino
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Entra nel sacrario della tua mente

Agostino sollecita gli ascoltatori ad approfondire il senso delle Scritture e a non accontentarsi della superficie di ciò che esse a prima vista dicono: “Pensiamo che la Scrittura di Dio sia come un campo, dove vogliamo edificare. Non siamo pigri e non accontentiamoci della superficie: scaviamo più in profondità, finché perveniamo alla Pietra. ‘La Pietra poi era Cristo’”...

Parole chiave: Aforismi (56), Sant'Agostino (188)
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Agostino sollecita gli ascoltatori ad approfondire il senso delle Scritture e a non accontentarsi della superficie di ciò che esse a prima vista dicono: “Pensiamo che la Scrittura di Dio sia come un campo, dove vogliamo edificare. Non siamo pigri e non accontentiamoci della superficie: scaviamo più in profondità, finché perveniamo alla Pietra. ‘La Pietra poi era Cristo’”. Ciò significa che la chiave di lettura della Sacra Scrittura è Cristo. Tutta l’economia della salvezza, precisa Agostino, passa attraverso Cristo. È Cristo che ci svela il mistero trinitario di Dio e anche il mistero della sua Incarnazione. Ora, la sua Incarnazione ci pone di fronte a Cristo nella sua totalità: Verbo del Padre, uguale al Padre, ma anche mente razionale e carne, in quanto uomo. Certo, si tratta di un mistero che la nostra ragione fatica a comprendere. Almeno, osserva Agostino, non si dicano fandonie nei suoi riguardi, su come cioè si possa unire il divino e l’umano nella persona di Cristo: “Se non potete comprendere che cosa sia Dio (in Gesù Cristo), almeno questo comprendete: che cosa non è Dio; già questo è molto vantaggioso”. E per approfondire questo aspetto, Agostino invita gli ascoltatori a ragionare, ad entrare cioè nel sacrario della propria mente: “Discendi in te stesso, entra nel tuo sacrario, la tua mente, e lì vedi ciò che intendo dire”. La mente umana ha due facoltà: la memoria e il pensiero. Ora, annota, la memoria custodisce ciò che gli occhi hanno concesso di far entrare in essa, come “in un nascondiglio, in un granaio, in un forziere, in un sacrario e in un interiore sacrario”. Dalla memoria, poi, il pensiero attinge ciò che gli serve per elaborare in riflessione. Ora, ciò non avviene tra il Padre e il Figlio. Cioè, ciò che fa il Padre non lo mostra al Figlio come la memoria mostra le immagini al pensiero, come qualche cosa di esterno al pensiero. Tutto ciò che il Padre compie lo sa in simultanea anche il Figlio; anzi, il Padre tutto crea mediante il Figlio. Ritornando al testo di Giovanni, che cosa in concreto il Padre mostra al Figlio? Mostra e compie la risurrezione del corpo con il Figlio, cioè la risurrezione di Cristo in quanto uomo e, in Lui risorto, la risurrezione della carne degli uomini. A modo di conclusione ne focalizza il tema: “In quanto uomo Cristo è stato fatto nel tempo, Lui che come Dio uguale al Padre ha fatto i tempi”. E se è pur vero che la risurrezione delle anime, cioè la salvezza delle anime, “avviene grazie alla sostanza del Padre e del Figlio, eterna ed immutabile, la risurrezione dei corpi avviene in forza dell’economia temporale dell’umanità del Figlio, non coeterna con il Padre”.

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