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Massalongo, lo scienziato che dà lustro al paese

di ROBERTA BRUNELLI
A due secoli dalla nascita la comunità celebra un suo figlio illustre

Massalongo, lo scienziato che dà lustro al paese

di ROBERTA BRUNELLI
A 200 anni dalla nascita, Tregnago celebra uno tra i suoi più illustri concittadini. Quell’Abramo Massalongo, nato nella vallata il 13 maggio 1824, la cui fama nel campo della paleontologia, della botanica e delle scienze naturali ha oltrepassato di gran lunga i confini veronesi e italiani. Basta camminare per le vie del paese per sentir tuttora riecheggiare il nome della famiglia: nel 1911 la centrale piazza è stata dedicata al naturalista; l’ospedale è un lascito dei fratelli; il campanile della chiesa di Santa Maria Assunta fu progettato dal figlio Orseolo, ingegnere la cui firma si legge pure sul progetto dell’altare del Sacro Cuore. A metà maggio, l’amministrazione comunale gli ha dedicato la sala consiliare del municipio, che ha sede presso Villa Pellegrini: decisione suggellata dall’apposizione di una targa proprio all’ingresso del salone. Non solo: nella stanzetta attigua, fino al 31 dicembre, è possibile visitare una piccola ma particolareggiata mostra divulgativa per riscoprire il naturalista tregnaghese.

Un pioniere delle ricerche
«Una figura importante anche per la sua generosità e per gli ideali civili che ha saputo trasmettere ai figli, munifici benefattori per la nostra comunità», ha evidenziato il sindaco Simone Santellani prima del taglio del nastro dell’esposizione. Un convegno ha visto la partecipazione degli accademici Giancarlo Volpato e Guido Roghi, professore e ricercatore del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Ricordare Massalongo, ha continuato il primo cittadino, è doveroso «per ribadire la centralità della sua figura per gli studi dei fossili, della flora e di tante materie che ora sembrano scontate ma che 200 anni fa hanno trovato in lui un appassionato pioniere. A maggior ragione perché molte delle sue ricerche e catalogazioni si sono svolte nel territorio di Tregnago e della Lessinia».
Folgorato dalla natura
Tante sono state le curiosità illuminate nella storia da Volpato, che ha descritto uno studente eccellente però cagionevole di salute, che si spense all’età di 36 anni a causa della tubercolosi. Fu avviato agli studi alla facoltà di Giurisprudenza dal padre Bartolomeo, ma, una volta a Padova, rimase folgorato dalla ricchezza dell’Orto botanico e della sua biblioteca, curata dal prefetto dell’epoca, Roberto De Visiani, di cui era ospite. Soggiorno che gli consentì di coltivare la grande passione per la botanica e le scienze naturali. Tornato a Verona, dal 1850 al 1860 pubblicò 80 lavori scientifici in particolare negli ambiti della botanica e della paleontologia. Sposò Marietta Colognato, dalla quale ebbe cinque figli: Caro, Orseolo, Roberto, Teresa e Vittoria, ai quali riuscì a infondere la sua passione per la natura.
Una raccolta da 7mila reperti
A scendere nei dettagli è stato Roghi, che ha curato i testi assieme a Sebastiano Andreatta e Giuliano Lazzarin ha curato i testi. I pannelli descrivono la vita di Abramo Massalongo con il supporto di documenti di archivio e fotografie a testimonianza di una raccolta di 7mila reperti – licheni, alghe, muschi, piante vascolari, fossili, minerali e rocce oltre ad appunti e pubblicazioni – che fu acquistata dal Comune di Verona e andò a costituire il primo nucleo delle collezioni naturalistiche del Museo civico cittadino.
Si aggiungono alcune teche con oggetti preziosi che la famiglia Massalongo ha lasciato in custodia al Comune: spille, medaglie e un orologio. In mostra si descrive il Massalongo paleobotanico e paleontologo, stimolato dalla ricca varietà e dal valore dei siti fossiliferi presenti nel territorio veronese (specialmente il giacimento di Bolca). Il Massalongo studioso di licheni che, da autodidatta, arrivò a rivoluzionare i criteri di classificazione tassonomica. E botanico che nel corso delle sue escursioni raccolse circa 1.750 reperti di piante vascolari (felci, gimnosperme, angiosperme) e di campioni perlustrando il Veronese. Tra le specie da lui osservate e catalogate, una trentina ai giorni nostri non si trovano più, a sottolineare quanto lo studio del naturalista continui a essere prezioso. 
 

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