Tra queste lapidi antiche riposa pure una suora in odor di santità
di ADRIANA VALLISARI
A Campofontana le sculture di Giorgio Signore e la tomba di suor Pura Pagani
di ADRIANA VALLISARI
È il cimitero più alto della provincia di Verona, quello di Campofontana, frazione di Selva di Progno. Dall’alto dei suoi 1.200 metri svetta su un’altura alle spalle della chiesa. Orientato a sud, fu costruito qui a metà dell’800, dopo che Napoleone impose di spostare i morti lontano dai centri abitati; prima il camposanto era situato a nord della chiesa. Al cimitero si accede da piazza Mons. Walter Pertegato (1930-1997), sacerdote e giornalista, a lungo direttore di Verona fedele. Risalendo l’imponente scalinata e varcato il cancello, si entra nella “città dei morti”.
Peloso, Roncari, Furlani, Gugole, Pozza, Griso, Fainello, Tornieri, Zocca: sono questi i cognomi più ricorrenti. Ma la vera particolarità di questo cimitero sono le splendidi lapidi antiche, adornate con motivi floreali cesellati con gusto e sapienza da Giorgio Griso, detto Giorgio Signore. «Fu questo scalpellino e scultore di Campofontana, nato nel 1868 e morto nel 1931, a realizzare queste opere d’arte, tra il 1910 e il 1929 – ci racconta Antonia Stringher, storica locale –. Il figlio Fortunato ne ha avuto cura e, in buona parte, ora sono murate nel cimitero, anche se le scritte sono un po’ consumate e coperte qua e là da macchie, per cui non è sempre facile decifrarle».
Nonostante la patina del tempo, anche a un occhio poco esperto le lavorazioni su questi marmi bianchi e rossi colpiscono per bellezza e varietà. Ci sono diversi motivi floreali (salice piangente, foglia d’edera, boccioli di fiori), obelischi, zoccoli con merletti, drappeggi e iscrizioni scolpite con maestria. Alcune lapidi sono davvero commoventi, come quella col più lungo epitaffio, che “lo sposo desolato pose”. La dedicò Domenico Spagnolo alla giovane moglie Silvia Roncari, morta a soli 33 anni “colpita da un male ribelle ad ogni cura e che incessantemente la travagliava”. Per questa “sposa virtuosa, madre tenera, esatta nell’osservanza dei suoi doveri” non ci fu nulla da fare: “con rassegnazione e coraggio soffriva gli strazi del male crudele”.
Tra il 1926 e il 1930 – come ricorda il libro Campofontana, di Piero Piazzola (anche lui sepolto qui) – lo scultore collaborò col parroco don Erminio Viviani al rifacimento della facciata della chiesa del paese. «Anche don Viviani, che qui riposa, fu un personaggio molto autorevole nel suo tempo: aveva la fama di liberare i bambini instriè e i genitori, anche dai paesi vicini, glieli portavano per i riti di liberazione dal male», ricorda Stringher. La religiosa più nota, però, si trova nella cappella della famiglia Pagani Benedetto e ancora oggi è oggetto di un continuo viavai di fedeli. Si tratta di suor Pura Pagani, la Piccola Suora della Sacra Famiglia in odore di santità. Davanti alla tomba della Serva di Dio, nata a Campofontana 110 anni fa e salita al cielo nel 2001, non si contano i ceri votivi e i fiocchi rosa e azzurri dei bambini nati sotto la sua protezione. Il processo diocesano per la sua beatificazione si è concluso; ora la pratica è a Roma, al vaglio del Dicastero per le cause dei santi.
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