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La nuova vita di Ca' del Bue si mette in moto con il metano

di EMILIO BOARETTO

L'idea di una gestione di rifiuti organici non dispiace ai "vicini di casa"

Parole chiave: Ca' del Bue (2), Rifiuti Organici (1)
La nuova vita di Ca' del Bue si mette in moto con il metano

di EMILIO BOARETTO

Ancora una volta, come succede da più di trent’anni a questa parte, il termovalorizzatore di Ca’ del Bue – ora luogo di smistamento dei rifiuti – torna al centro dell’attenzione. I deludenti risultati in materia di raccolta differenziata hanno valso a Verona il “bidone nero” di Legambiente. Infatti, a fronte del 75% di raccolta differenziata posto come obiettivo dal piano rifiuti della Regione per il 2020, Verona ha faticato a superare il 50%.  Ecco dunque che allora Agsm si interroga su una riclassificazione dell’impianto di Ca’ del Bue per sopperire a questo deficit.
Il progetto, conosciuto come revamping, e valutato positivamente dalla Regione, prevede una conversione del sito a impianto di digestione anaerobica del cosiddetto “umido” tramite Forsu (frazione organica del rifiuto solido urbano). Si tratta, in pratica, di uno strumento efficace e sostenibile che andrebbe a ricavare dalla lavorazione dell’umido quel biometano da immettere nella rete Snam, e attraverso il quale andare a rifornire i mezzi di trasporto pubblici (autobus e mezzi per la raccolta dell’immondizia) che richiedono questo tipo di carburante.
Questa proposta ha però diviso l’originario fronte anti-Ca’ del Bue formato dai Comuni limitrofi all’impianto: San Giovanni Lupatoto, San Martino Buon Albergo e Zevio. Abbiamo parlato con le Amministrazioni dei rispettivi Comuni per capire quali siano le posizioni da loro assunte di fronte a questa iniziativa di Agsm.
San Giovanni è il Comune più restìo. Il sindaco Attilio Gastaldello – pur non demonizzando l’ipotesi digestore – è tra i più scettici riguardo alla proposta avanzata da Agsm. «Prima di arrivare al digestore, bisogna fare una premessa – spiega – ovvero che Verona sconta un certo ritardo nell’investimento verso il riciclo e, dei tre bacini di raccolta, solo Verona Sud risulta essere il più virtuoso: l’unico dei tre che è riuscito a raggiungere l’obiettivo del piano rifiuti redatto dalla Regione. Non solo: oltre alla raccolta differenziata, ciò che conta è la gestione integrata dei rifiuti perché è con essa che si abbatte la necessità di discariche e di termovalorizzatori. San Giovanni, in questo senso, ha fatto una scelta precisa: è entrato in una delle società di gestione dei rifiuti in house interne al bacino (Esa-Com) e da qui si è inserito in un progetto di riciclo di materiale assorbente di grande ambizione, progetto che è stato recentemente deliberato e sarà in via di sviluppo nei prossimi anni. Per quanto riguarda Ca’ del Bue – aggiunge – non siamo contrari, in linea di massima, a un impianto che utilizzi la Forsu per produrre biometano, che è comunque una forma di riciclo, ma bisogna capire quali siano il luogo e le modalità di realizzazione. Essendo l’impianto di Ca’ del Bue in prossimità del nostro paese, abbiamo chiesto la Via (Valutazione d’impatto ambientale) all’interno della quale è compresa la Vis (Valutazione di impatto sanitario). Perché? Dagli studi che abbiamo fatto fare a dei professionisti ci risulta che la rosa dei venti tracciata da Arpav per Agsm non sia del tutto corretta: a noi risulta che il vento soffi verso San Giovanni, ma secondo Arpav la freccia è più corta. Non possiamo, se è così, accettare di avere odori e polveri provenienti dall’impianto; inoltre, ci sono problemi anche sui filtri che dovrebbero presentare caratteristiche diverse. Se si va a visitare l’impianto di Carpi – simile a ciò che si vuol fare di Ca’ del Bue – si noterà che le distanze dalle prime abitazioni sono ben più elevate».
Conclude Gastaldello: «Ci vuole un ragionamento comune dove tutti e tre i Bacini spingano sul riciclaggio, trovando la giusta solidarietà per creare una Contarina (mega-ecocentro in provincia di Treviso, ndr) veronese. Per tali ambizioni è necessario che ci sia una certa massa critica che permetta di ottimizzare tanto le spese quanto gli investimenti. Se non vogliamo imboccare la strada di un ulteriore termovalorizzatore, a Verona dobbiamo correre».
Diversa è la posizione di San Martino Buon Albergo, che apre al digestore. Il vicesindaco Mauro Gaspari spiega la posizione assunta dal Comune: «In questo progetto di revamping non è previsto l’inceneritore, per questo valutiamo con maggior interesse quello che vuol fare Agsm. Noi siamo per il recupero e Agsm va in questa direzione». Ciò che fa esitare il Comune di San Giovanni è che nell’attuale progetto di revamping è stata inserita anche la procedura di essiccazione dei rifiuti, con la conseguente necessità di smaltimento delle tavolette essiccate le quali potrebbero portare ad un possibile processo di incenerimento. Diversamente dai lupatotini, Gaspari è fiducioso che ciò non avvenga perché «dal 2017 c’è una mozione in Consiglio regionale depositata dai consiglieri Montagnoli e Valdegamberi, e votata all’unanimità, che chiede di rimuovere l’inceneritore dal piano rifiuti. Se ciò, come sembra, avverrà, non ci saranno più dubbi e si potrà valutare con maggiore serenità quello che è il revamping. Non possiamo dire di no per principio perché questi rifiuti prima o dopo vanno gestiti. Quindi no all’inceneritore, sì al riciclo. Stiamo alla finestra e aspettiamo che gli enti preposti (Regione, Arpav e Ulss) facciano i controlli che servono in maniera regolare e precisa».
Nonostante l’esclusione della Via da parte della Regione nel gennaio scorso, il Comune di San Martino rimane su questa posizione di collaborazione. Lo stesso Gaspari ribadisce che «ricorsi e procedimenti al Tar sono un dispendio di soldi pubblici. Valutiamo ciò che è stato posto sul tavolo e affidiamoci agli enti preposti».
Paola Conti, assessore all’ecologia per il Comune di Zevio, ha ribadito una posizione analoga a quella di San Martino Buon Albergo. «Di fronte a una riapertura dell’inceneritore di Ca’ del Bue, Zevio sarà sempre contraria. Rispetto, invece, al progetto di revamping, crediamo che sia una buona soluzione per il recupero e il riciclo di certi rifiuti. L’importante è che tutto sia eseguito nel pieno rispetto della salute e della tutela del cittadino. Nutriamo fiducia negli enti preposti affinché conducano le analisi delle emissioni in modo preciso. Capire e diffondere la cultura del riciclaggio e dell’economia sostenibile è oramai imprescindibile, come dimostrano i messaggi che ci arrivano dall’Europa, e come si apprende anche dalla recente creazione di un ministero della Transizione ecologica voluto dal nuovo governo Draghi».
Insomma, i buoni propositi per la presenza di un digestore a Verona sembrano esserci, i finanziamenti per la conversione erano stati messi a disposizione dallo Stato già nel 2016 e nel 2018, e agli stessi si aggiungeranno probabilmente quelli del Recovery fund.

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