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Il “cacciatore di albe” che le cattura con le foto

di RENZO GASTALDO
La passione di un negoziante crea scatti meravigliosi

Il “cacciatore di albe” che le cattura con le foto

di RENZO GASTALDO
«L’alba più bella? La prossima che fotograferò!». È questa la risposta che dà Luca Giavoni, anche noto a Verona come il “cacciatore di albe”, a chi gli fa la domanda su quale sia la sua immagine migliore scattata in montagna al sole che si alza all’orizzonte. Già, perché Luca (56 anni, sposato, due figlie, di San Giovanni Lupatoto, di professione commerciante, con un affermato negozio di arredamento in via Garofoli) dedica tutte le domeniche e gli altri giorni festivi alla scalata di una cima dei vicini monti della Lessinia e del gruppo del Baldo oppure di una vetta delle Dolomiti.
E puntualmente, ad ogni uscita, scatta alcune decine di foto che, opportunamente selezionate dall’occhio ormai esperto del “cacciatore”, diventano nel giro di pochi minuti immagini a disposizione di tutti i (molti) frequentatori della pagina “Now” di Facebook.
«È vero, Now è il posto dove abitualmente scarico i miei scatti più riusciti – commenta l’appassionato lupatotino di montagna –. Del resto, perché se una foto è bella devo tenerla esclusivamente per me? Meglio condividerla e permettere a tutti di apprezzare un evento come un’alba che si verifica tutti giorni, ma ogni volta con una sua particolarità: dalla luce, alle sfumature di colore, alla forma delle nuvole», aggiunge. «Spesso diamo per scontato il sorgere del sole e pensiamo che a tutti sia dovuto il mattino. Con un’alba in montagna ti accorgi che non è così. In questo momento della giornata c’è infatti qualcosa di magico. Percorrendo ed attraversando i sentieri della notte, l’alba diventa aspettativa, desiderio e speranza di vita», afferma l’alpinista.
Di albe in montagna, Luca Giavoni ne ha potute ammirare parecchie e non solo quelle del Carega e del Baldo, abituali mete del fine settimana, ma anche quelle più lontane delle Dolomiti di Brenta o ancora dell’Island Peak in Nepal o del Kilimangiaro in Africa (vetta raggiunta nel 2019 accompagnato dalla figlia Asia).
Le scalate locali di solito Luca le programma con qualche amico della sua ristretta cerchia di arrampicatori con la “gamba svelta”. «Può essere Marco, Andrea oppure Giancarlo o Riccardo o qualche altro. Preferiamo andare via così, tra persone che si conoscono e del cui passo siamo reciprocamente a conoscenza. L’appuntamento, quando il giro è sulle nostre montagne, è alle 4.30 e di solito per l’ora di pranzo siamo già di ritorno», racconta Giavoni.
Da un po’ di tempo non ci sono soltanto le foto a corredare le uscite dell’alpinista lupatotino. Per soddisfare gli amici più curiosi, su “Now” sono disponibili per ogni salita, il percorso fatto con ricostruzione in 3d, il dislivello superato, la distanza coperta e una breve descrizione dell’evento.
Questo il report dell’ultima uscita: “Alle 5.19 ci siamo incamminati nel bosco passando da malga Terrazzo, ‘abitata’ per i preparativi dell’apertura stagionale, salendo poi in direzione passo Zevola, salutando il Cesco e raggiungendo la cengia del Terrazzo. Avvolti dalle nuvole, abbiamo raggiunto Passo Zevola e, pestando un po’ di neve, siamo saliti alla croce, purtroppo con visibilità prossima allo zero. Dopo esserci rifocillati, siamo tornati al passo per poi dirigerci a malga Fraselle di Sopra; per strada abbiamo incrociato alcuni camosci. Ultimo strappo per salire su cima Gramolon con il cielo che dava segni di apertura con un timido sole intento a farsi strada tra le nuvole. Dalla croce del Gramolon siamo scesi sulla strada Milani e, passando dal Passo Scagina, abbiamo attraversato i prati in favore di malga Fraselle di Sotto. Risaliti pochi metri, abbiamo preso il sentiero che conduce verso il Tambaro in direzione malga Terrazzo. Chiuso il cerchio del nostro giro, siamo discesi nuovamente alla malga per poi rientrare alla macchina. Dislivello 1.334 metri su un totale di 16,28 km”.
Migliaia di uscite in montagna, concluse senza incidenti.  Bravura o fortuna? «Rispondo con una frase del grande Walter Bonatti: il miglior alpinista è quello che riesce sempre a tornare a casa». L’esercizio fisico di Luca nei giorni di non ascesa: 10 km di corsa mattutina in riva all’Adige.

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