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Così i disturbi dell'apprendimento non fanno più paura

Una task force di esperti a scuola per aiutare 25 ragazzi di sei istituti comprensivi

Così i disturbi dell'apprendimento non fanno più paura

Difficoltà a leggere, scrivere correttamente, far di conto. Tutti indicatori di alunni svogliati o che si applicano poco? No, queste manifestazioni hanno un nome esatto. Si chiamano dislessia, disgrafia, discalculia: tre disturbi specifici dell’apprendimento (il quarto è la disortografia, ovvero la difficoltà a convertire in simboli grafici i suoni). Colpiscono almeno un alunno per classe: a Verona, due studenti su cento hanno una diagnosi di questo tipo, che spesso giunge in ritardo, minando il rendimento scolastico e l’autostima.

Si può arrivare addirittura in terza media, prima che le difficoltà vengano riconosciute come Dsa. Lasciando così accumulare per anni rabbia e frustrazione nello studente, che si colpevolizza per non essere capace di fare come gli altri. Con un prevedibile strascico di tensioni a scuola e a casa.

A “scovare” i disturbi specifici dell’apprendimento e ad aiutare chi sa di averli, ci ha pensato anche quest’anno il progetto “Insieme per gli studenti con DSA dell’Est Veronese”. Un percorso messo in campo dalla cooperativa sociale Monteverde di Badia Calavena e dal Centro servizi formativi San Gaetano di San Bonifacio, grazie a un finanziamento della Fondazione Cariverona e in sinergia con l’Ufficio scolastico territoriale

Sono stati seguiti 25 bambini e ragazzi della scuola primaria e secondaria di primo grado, appartenenti a sei istituti comprensivi della provincia: Caldiero, Colognola ai Colli, Lavagno, Tregnago, Soave e Monteforte d’Alpone. Durante l’anno scolastico 2017/2018, 15 professioniste coordinate dalla cooperativa Monteverde hanno accompagnato gli studenti, mediante percorsi individualizzati e piccoli gruppi. 

Obiettivo: elaborare le problematiche psico-emotive connesse ai Dsa e mettere a punto il metodo di studio più adatto per ciascuno, imparando a usare meglio gli strumenti compensativi disponibili. Ossia, mappe concettuali e ausili tecnologici, come programmi di videoscrittura e sintesi vocale. Aiuti che funzionano come gli occhiali per chi è miope e quindi tolgono quell’etichetta di diversità che ancora troppo spesso accompagna le diagnosi. 

Pure i genitori sono stati accompagnati e coinvolti in percorsi di mutuo aiuto. «Di frequente sono i grandi a dover capire cosa significa avere un figlio con Dsa», rileva Alice Scala, psicologa della cooperativa sociale Monteverde, responsabile del progetto. Aspettative disattese e tensioni conflittuali rischiano di logorare i rapporti familiari, perché il malessere ha una radice emotiva, non è legato solo alle scarse performance scolastiche. «Di solito i guai cominciano con la prima classe della primaria: alle difficoltà nell’apprendimento si associa il sentirsi diversi, meno bravi, meno capaci – spiega la psicologa –. I bambini allora si difendono come possono: armandosi di autoironia o diventando silenziosissimi; la loro intelligenza spiccata dà il via a valutazioni come “è intelligente ma non si applica” e, se non si interviene in tempo, demotivazione e abbandono scolastico sono dietro l’angolo». 

La bontà del progetto è testimoniata dai dati: lo scorso anno gli alunni seguiti erano una trentina; il lieve calo dimostra che un anno di percorso ben fatto, spesso risolve il disagio e consente alla carriera scolastica di riprendere quota. La felicità per aver superato i limiti e sapere come gestire le proprie emozioni emerge anche dai questionari somministrati ai ragazzi. Stando ai questionari raccolti nel maggio scorso, infatti, il 75% di essi dichiara che il rapporto con la scuola è migliorato molto.

«Verona è una realtà molto attenta a queste problematiche, non tutti i territori hanno una simile sensibilità – sottolinea il nuovo dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale, Albino Barresi –. Questo progetto va incontro a studenti e famiglie, perciò c’è la massima disponibilità a portarlo avanti, rinnovando l’accordo d’intesa». Il direttore del Csf San Gaetano, Gabriele Poletti, e il presidente della cooperativa sociale Monteverde Giovanni Soriato, affiancato dal vice Francesco Tosato, hanno ribadito l’intenzione di cercare sostenitori che, come la Fondazione Cariverona, coprano la spesa, per non gravare economicamente sulle famiglie coinvolte. 

Piena soddisfazione è stata espressa anche da due esponenti del mondo scolastico, intervenute in rappresentanza dei sei istituti comprensivi coinvolti. Donatella Mezzari, dirigente dell’IC di Caldiero e di Colognola ai Colli, e Mariangela Anderloni, responsabile dell’area Dsa per l’IC di Tregnago-Badia Calavena, hanno auspicato che il progetto possa continuare a lungo, perché rappresenta un valido aiuto anche per gli insegnanti.

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