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Don Grifalconi sulle orme del beato don Baldo

di ADRIANA VALLISARI
Il nuovo parroco affiancherà don Davide Fadini alla guida delle quattro parrocchie dell’unità pastorale

Don Grifalconi sulle orme del beato don Baldo

di ADRIANA VALLISARI
Un regalo inusuale per l’ingresso del co-parroco. È stato donato un ombrello a don Luigi Grifalconi, che la sera del primo novembre, alla presenza del Vescovo, si è insediato nell’unità pastorale di Ronco all’Adige, Albaro, Scardevara e Tombazosana. A regalare al sacerdote l’insolito dono è stata suor Robertina Cottini, a nome delle Piccole Figlie di San Giuseppe, che ne ha spiegato la motivazione. «Il beato don Giuseppe Baldo fu chiamato ad amministrare i sacramenti al letto di un vecchio morente che abitava in una casa col tetto in paglia, da cui cadeva la pioggia – ha illustrato –. Don Baldo dovette aprire un ombrello per ripararsi e disse che mai più doveva accadere che a Ronco un anziano morisse in quelle condizioni: sotto quell’ombrello nacquero la nostra congregazione e il ricovero per anziani».
A don Baldo si è richiamato nei saluti anche don Luigi, entrato nella comunità ronchesana dopo essere stato parroco ai Santi Angeli Custodi, in città (dal 2018 a oggi); in precedenza, aveva prestato servizio come parroco a Caldiero e a San Giovanni Evangelista e come vicario parrocchiale a Golosine e Castel d’Azzano. «Quando entrò in parrocchia don Baldo – ha esordito – si presentò ai fedeli dicendo: “Sono il vostro parroco, tutto per voi”; ecco, inizio il mio ministero con l’impegno di essere il vostro parroco, di essere tutto per voi: quando mi vedrete affaticato o demotivato, avvicinatevi e ricordatemelo». Originario di Belfiore – non a caso si è affidato alla Madonna della Stra’, patrona del suo paese natio – classe 1961 e ordinato nel 1995, don Grifalconi affiancherà don Davide Fadini, che sarà il parroco moderatore delle quattro parrocchie; manterrà l’incarico di assistente regionale del Masci (scout cattolici adulti).
La Messa di insediamento, concelebrata da una quindicina di sacerdoti e animata dai cori parrocchiali riuniti, si è tenuta nella chiesa parrocchiale di Ronco, gremita per l’occasione. In tanti hanno voluto accompagnare il sacerdote in questo nuovo inizio: familiari, amici, ex parrocchiani, amministratori comunali; al termine, il sindaco Davide Vesentini gli ha dato il benvenuto a nome di tutta la comunità, che conta seimila abitanti. «Accogliamo don Luigi non come collega di lavoro, ma come un confratello», dice don Davide, che dal 2017 regge le quattro parrocchie ronchesane. «La nostra è una comunità viva, attenta a tutte le realtà, dai bambini ai ragazzi fino agli anziani, essendo presenti due case di riposo, ai più bisognosi, secondo il carisma di don Giuseppe Baldo e di don Giuseppe Girelli – sottolinea –. Negli ultimi anni, oltre alle attività con i più giovani, come il Grest con 150 ragazzi e 100 animatori, stiamo puntando molto sulla catechesi fatta in una dimensione familiare: per esempio con il catechismo in famiglia (vedi box qui sopra) o con i corsi per i fidanzati, in piccoli gruppi e a casa degli sposi».
L’attenzione a una pastorale “su misura” è confermata anche da Antonella Guarise, animatrice e catechista, componente della Consulta ministeriale che raduna le quattro parrocchie. «Per i pre-adolescenti abbiamo avviato lo scorso anno un corso sull’affettività per le medie, coinvolgendo il Centro diocesano della pastorale per i ragazzi e l’Iner, accompagnando i ragazzi nella loro crescita – esemplifica –. Ascoltandoli e dedicandosi a loro senza giudizi, possiamo essere luce in questo tempo: ce l’ha dimostrato la festa dei Santi del 31 ottobre, a cui hanno partecipato 135 ragazzi e una trentina si sono poi fermati a dormire». All’insediamento Guarise, a nome delle quattro parrocchie, ha ringraziato pubblicamente don Luigi e il Vescovo, riferendo che la nomina «è stata vissuta da tutti come una benedizione dal Cielo». Nell’omelia, il vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili, ha sottolineato la bellezza di essere Chiesa. «Una comunità cristiana non dà risposte preconfezionate, ma risveglia domande importanti, le suscita – ha detto –. Credere non è avere delle norme da praticare, ma far crescere la fiducia estrema nella vita che non finisce con la morte; una comunità cristiana deve far uscire la speranza per affrontare le difficoltà, una speranza che oggi nel mondo sembra mancare». 

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