Padre Emilio Recchia, stimmatino, dichiarato venerabile
Lo stimmatino veronese padre Emilio Recchia (1888-1969) è stato dichiarato venerabile. Durante la Seconda Guerra mondiale diede ospitalità e protezione a molte famiglie ebree romane e nel 2013 lo Yad Vashem di Gerusalemme lo ha riconosciuto “Giusto tra le Nazioni”, insieme al confratello padre Alberto Tambalo.
Nel pomeriggio di venerdì 21 febbraio papa Francesco, ricevendo in udienza il card. Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ha autorizzato il dicastero a promulgare alcuni decreti tra cui quello riguardante l’eroicità delle virtù del servo di Dio padre Emilio Recchia, stimmatino, nato a Verona il 19 febbraio 1888 e morto nella stessa città il 27 giugno 1969. Il religioso veronese diventa quindi venerabile.
Nato in Volto San Luca, figlio di Camillo e Adelaide Necchi, Emilio entro 15enne nella Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo, fondata da San Gaspare Bertoni, che nei primi anni del Novecento con il patronato operaio Pio X era uno dei luoghi più fervidi e vivaci del movimento cattolico scaligero. Dopo il noviziato e la prima professione, fu costretto per motivi di salute a interrompere gli studi liceali che continuò da privatista a Gemona. Venne ordinato presbitero il 3 settembre 1911 a Udine e svolse i primi anni di ministero nell’animazione della gioventù, nella predicazione e nella direzione spirituale a Gemona, Pistoia, Verona e Milano. Divenne quindi maestro dei novizi e direttore del seminario stimmatino. Durante la Grande Guerra fu cappellano militare. Fatto prigioniero il 30 ottobre 1917, venne liberato agli inizi del ’19 e dopo alcuni mesi riprese il proprio ministero nella parrocchia milanese di Santa Croce. Ma la sua opera diede i propri frutti più copiosi a Roma, nella parrocchia di Santa Croce al quartiere Flaminio, dove fu prima vicario cooperatore dal 1920 al ’28, quindi parroco dal 1934 al ’66. La sua attenzione verso le molteplici situazioni di povertà, acuitesi durante la Seconda Guerra mondiale, ne fecero “il parroco della bontà”. Nella sua parrocchia, insieme al confratello veronese padre Alberto Tambalo, dopo l’8 settembre 1943 e fino alla Liberazione, diede rifugio e protezione ad oltre un centinaio di ebrei, salvandoli così dalla deportazione nei lager nazisti. Questa opera porterà nel 2013 al riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni” conferito dallo Yad Vashem di Gerusalemme ad entrambi i religiosi stimmatini veronesi.
Lasciata la parrocchia il 21 marzo 1966, padre Recchia tornò a Verona dove morì tre anni dopo con fama di santità. Il processo diocesano per la sua canonizzazione si svolse dal 30 ottobre 2001 al 14 marzo 2003. Ora il riconoscimento dell’eroicità delle virtù grazie al quale padre Recchia diventa venerabile. Qualora in futuro venisse riconosciuto un miracolo ottenuto per sua intercessione diverrebbe beato.
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