Chiesa
stampa

Maria Domenica Mantovani: chi era la suora veronese che domenica diventerà santa

di REDAZIONE

La religiosa, cofondatrice delle Piccole Suore della Sacra Famiglia, sarà canonizzata da papa Francesco domenica 15 maggio in Vaticano

Maria Domenica Mantovani: chi era la suora veronese che domenica diventerà santa

di REDAZIONE

Una donna che ha vissuto a pieno la santità nel quotidiano. È questa la caratteristica principale di Maria Domenica Mantovani(1862-1934), cofondatrice e prima superiora generale delle Piccole Suore della Sacra Famiglia che verrà canonizzata da papa Francesco domenica 15 maggio in piazza San Pietro. Ma indagando un po’ più a fondo sulla sua figura, ne emergono tratti inattesi e insospettabili che sono stati messi in luce da alcune teologhe e bibliste in un approfondimento andato in onda nella trasmissione Prima serata su Telepace.

La religiosa di Castelletto di Brenzone – ha sottolineato Marinella Perroni, già docente di Nuovo Testamento al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma e fondatrice del Coordinamento teologhe italiane – rientra in quel novero di donne che «tra la fine dell’800 e gli inizi del ’900 un po’ in tutti gli ambiti della cultura, del sapere, della scienza ma anche delle chiese sono figure gigantesche. Abbiamo sempre pensato a loro come modelli della sottomissione e della devozione, mentre invece sono figure di governo, "politiche", con una grossa capacità gestionale».

Madre Maria e il suo padre sprituale, il beato mons. Giuseppe Nascimbeni, in un'epoca di grandi sommovimenti (su tutti, il primo conflitto mondiale), seppero cogliere le esigenze del loro tempo, dandovi una risposta adeguata. «Ha abitato il suo tempo lasciandosi guidare dal Vangelo e trovando in esso una via grande di umanizzazione», ha spiegato suor Monica Belussi, maestra delle novizie delle Piccole Suore della Sacra Famiglia, evidenziando come il cuore del carisma dell’Istituto sia il mistero dell’Incarnazione che esprime non il concetto della separazione, ma la capacità di stare dentro la storia.

Leggendo i testi della Mantovani – ha illustrato la teologa Adriana Valerio, già docente di Storia del cristianesimo e delle chiese all’Università Federico II di Napoli – emerge un legame fortissimo con la tradizione: «Non vi troviamo posizioni d’avanguardia teologica. È una donna dell’Ottocento con la devozione tipica del suo tempo, molto legata al concetto dell'umiltà, quasi della sottomissione». La sua modernità consiste piuttosto nella capacità di «cogliere le novità, di essere duttile e in ascolto dei tempi che cambiano». 

Questo emerge in particolare nel modo di affrontare la Grande Guerra: «Lei risponde alla chiamata: occorrono le suore, le suore infermiere (ne invierà 120, ndr) che siano presenti negli ospedali, nei campi di battaglia, che curino i feriti, che siano anche in trincea. Capisce che in quel momento la religiosa deve rappresentare la vicinanza di Dio che lenisce i dolori umani». Attraverso questo “sacramento” della cura, come pure con la fondazione di scuole per gli orfani, con una presenza che si affianca e supporta il clero nella pastorale, Mantovani manifesta «una sensibilità, una dolcezza anche del suo tratto caratteriale che indica una vicinanza all’umanità: Dio è presente, è partecipe, è implicato nel dolore della storia e allora la cura diventa un sacramento, è il luogo della presenza di Dio. Questo mi sembra molto attuale, assai vicino alle indicazioni di papa Francesco che ci fa pensare a quell’immagine di Chiesa come ospedale da campo, a quella fraternità, a quella capacità di essere presenti e testimoniare un Dio vicino». 

Fedele e obbediente alle indicazioni del fondatore, madre Maria «ha saputo ritradurle con un tocco femminile e personale – ha osservato suor Belussi – e ha acquisito pian piano una maturità interiore, una libertà, una capacità di autonomia e anche di gestire le situazioni complesse che poi si è espressa quando il fondatore è morto e lei da sola, pur con le collaboratrici, ha dovuto guidare l’istituto per ben 12 anni, tra il 1922 e il 1934, anno della sua nascita al cielo».

Se è vero che «è stato don Giuseppe Nascimbeni ad avere l’intuizione carismatica, adesiderare la nascita di una realtà di vita consacrata pensata per il luogo nel quale viveva – ha spiegato Annamaria Corallo, docente presso il Centro Hurtado della Pontificia Università Gregoriana – è pur vero che è stata Maria Domenica Mantovani a dare corpo, carne, storia a quell’intuizione, in qualche modo mettendo a servizio di questo pensiero, di questa fiamma dello Spirito la sua stessa vita». Nei suoi scritti «emerge la sua autenticità, la sua freschezza, la sua semplicità, ma al tempo stesso la sua profondità, la sua saggezza, il suo buonsenso.

Una figura a tuttotondo, di una grande forza interiore, di una grande sostanza umana che è bello riscoprire nella sua forza evangelica», ha aggiunto suor Belussi. Pur non avendo avuto una specifica formazione scolastica «troviamo in lei una grande passione per la Parola – ha spiegato Elena Lea Bartolini De Angeli, ricercatrice presso il dipartimento di Scienze umane per la formazione “Riccardo Massa” dell’Università di Milano Bicocca –. Sente l’esigenza di andare alla Scrittura attraverso un rapporto che sia nello stesso tempo di comprensione e di vita. La sua novità è stata quella di aver preso sul serio la possibilità di diventare protagonista con gli strumenti che aveva. E questo credo sia un po’ tipico del femminile: fare tesoro degli strumenti che si hanno e reinventarsi a seconda della situazione, del contesto, intravvedendo percorsi nuovi».

  

Tutti i diritti riservati
Maria Domenica Mantovani: chi era la suora veronese che domenica diventerà santa
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento