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«In questa esperienza ho colto realmente la presenza di Dio»

di FRANCESCO OLIBONI
Il viaggio missionario di otto giovani veronesi in Guinea-Bissau

«In questa esperienza ho colto realmente la presenza di Dio»

di FRANCESCO OLIBONI
Si è conclusa l’esperienza in Guinea-Bissau per il gruppo di otto giovani di Verona, accompagnati per il Centro missionario dagli sposi Francesca Frapporti e Damiano Conati, con due figli Giosuè e Viola. Esperienza vissuta insieme a sei giovani guineani della parrocchia San Daniele Comboni di Bafatá e splendidamente organizzata dai fidei donum diocesani don Andrea Mattuzzi, parroco di San Daniele Comboni a Bafatá, e la coppia di sposi Flora Massari e Giulio Leso.
«Da questo viaggio – racconta il 20enne Sergio Domingo di Bafatá – ho scoperto le bellezze della Guinea-Bissau di cui non mi ero mai accorto: ho visto gli italiani fotografare i nostri alberi giganteschi, stupirsi per i paesaggi naturali, apprezzare le stoffe colorate e amare i nostri piatti tipici. La Guinea è molto povera ma può dare tanto a chi viene a visitarla».
«Sicuramente la Guinea-Bissau offre ospitalità – spiega Maria Adami della parrocchia di San Giacomo Maggiore a Verona –, noi ci siamo sentiti a casa. Hanno aperto le porte delle loro case, ci hanno fatto regali, ci hanno voluto bene fin dal primo giorno senza nemmeno conoscerci. Un’accoglienza simile non me la sarei mai aspettata, soprattutto pensando a quello che avviene in Italia quando sono loro ad arrivare. La presenza di Dio in Guinea si respira nel quotidiano». Sulla stessa lunghezza d’onda Irene Toniolo, di Domegliara: «La bellezza del saluto è una cosa che mi rimarrà per sempre nel cuore. In Guinea tutti salutano, ti chiedono come stai e come hai dormito. Ma soprattutto i bambini ti vengono incontro, ti abbracciano, se passi in macchina escono di casa urlando “bianchi”, ti sembra di essere un vip. Un’ospitalità disarmante nonostante noi potremmo ricordare i bianchi che li hanno colonizzati e sfruttati fino a pochi anni fa».
Gli occhi dei ragazzi italiani e guineani lacrimano davanti ai loro racconti. Difficile riassumerli in poche righe. Di certo rimane un’esperienza relazionale meravigliosa tra giovani coetanei, provenienti da mondi totalmente diversi, ma uniti dalla fede in Dio e dall’entusiasmo del mettersi in gioco. «Non dimenticheremo mai questo viaggio – raccontano tutti all’unisono –: la storia, l’economia e la natura della Guinea; la scoperta di personaggi incredibili come Amílcar Cabral, eroe che ha portato all’indipendenza dal Portogallo, e mons. Settimio Ferrazzetta, veronese, primo vescovo di Guinea; le Messe insieme, i canti, i giochi; le giornate con i bambini dei villaggi tra bans, balli e laboratori; i pasti condivisi in un misto splendido tra Guinea e Italia. Le sofferenze del popolo guineano sono state viste con occhi diversi grazie alla bellezza della relazione e dell’amicizia tra giovani». Conclude Elisa Malacchini, della parrocchia di Cadidavid: «Nei giovani e nei bambini della Guinea Bissau ho percepito chiaramente la presenza di Dio. È una presenza che fa bene al cuore e che ci ha permesso di vivere un’esperienza indimenticabile».

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