«Il mio 8xmille per sostenere la casa del Signore»
di Stefano Origano
La scelta di un fedele dentro il suo essere cristiano. Il sostegno alla Chiesa con la firma sulla destinazione dell'8 per 1000 è arricchito da un impegno di servizio concreto per aiutare i visitatori di una storica chiesa a scoprire la spiritualità
di Stefano Origano
Scegliere di devolvere l’8xmille a favore della Chiesa cattolica è un atto di responsabilità che alla base ha il riconoscimento del valore sociale e del suo impegno costante della comunità cattolica nella società italiana. Attraverso questi soldi la Chiesa non solo consente agli oltre 32mila sacerdoti una vita dignitosa e un uguale trattamento economico, ma promuove anche molti progetti e opere-segno in Italia e nel mondo a favore delle persone più svantaggiate. È importante mettere la nostra firma sulla dichiarazione dei redditi, ma non basta: perché la Chiesa non è come una Onlus che chiede fondi per fare del bene, è una comunità, come una famiglia, dove l’appartenenza significa anche coinvolgersi dedicando un po’ del proprio tempo e mettendo in gioco le proprie capacità. Ce lo spiega Stefano Mosconi, 54 anni, militare in pensione che, «dopo aver servito il prossimo in divisa – afferma –, ora lo servo in chiesa». A lui abbiamo chiesto di motivarci il perché di questa scelta.
«Io devolvo il mio 8xmille alla Chiesa cattolica. Perché lo faccio? Semplice, perché è come devolvere dei soldi per la propria casa. Perché la Chiesa cattolica, non è solo la nostra “casa spirituale”, in quanto casa del “Nostro Signore”, ma è anche la nostra vera e propria “casa fisica”. E proprio come per la nostra casa, dove viviamo tutti i giorni, ci sono bollette da pagare, strutture da mantenere e, ultimo ma non ultimo, bisogna sostenere i nostri sacerdoti, che sono i nostri “padri spirituali”. Chi di voi non aiuta il proprio padre, se glielo chiede?». Firmare l’8xmille a favore della Chiesa cattolica significa anche sostenere la miriade di attività che la Chiesa stessa compie sul territorio, tra la gente e per la gente. Sono soldi destinati alle esigenze di culto, al sostentamento del clero, e ad una quantità di interventi caritativi che, in pieno spirito cristiano, sono destinati a chiunque chiede, per bisogno e necessità, e non solo ai cattolici.
Provate ad entrare in un emporio della Caritas e vedrete che non vengono assistiti solo i cattolici; anzi, la maggioranza degli utenti è composta da persone che possono essere anche non credenti o non praticanti, cittadini stranieri e di altre religioni.
La possibilità di contribuire fattivamente alle attività della Chiesa cattolica nasce grazie ad una intesa che lo Stato italiano ha stipulato con la Chiesa cattolica nel 1984, al fine di dare la possibilità ad ogni cittadino di dare il proprio contributo al mantenimento del clero, all’edilizia di culto, alle opere caritative, introducendo questa nuova forma di finanziamento.
Solo in seguito, tutte le altre confessioni, citando il “riconoscimento della loro personalità giuridica”, hanno chiesto ed ottenuto l’intesa con lo Stato italiano, per accedere ai fondi dell’8xmille. «Pur mantenendo il massimo rispetto della libertà di ogni cittadino di professare e sostenere la propria comunità religiosa, che non sia contro la legge, il devolvere l’8xmille ad altri sarebbe per me come sapere che mio padre ha bisogno del mio aiuto, ascoltare la sua richiesta di aiuto ed io, ignorandolo, offrire il mio aiuto a chi non conosco – continua Mosconi –. Io credo in Dio e, nella mia imperfezione di uomo peccatore, cerco tutti i giorni di essere un buon cristiano, non solo destinando l’8xmille alla Chiesa cattolica, ma offrendo tutto il tempo che posso per il buon funzionamento della comunità a cui appartengo attraverso l’adesione ad una associazione che si pone a fianco del Santo Padre e dei sacerdoti, offrendo un aiuto concreto e fattivo. In che maniera? Per esempio: tenendo aperte le chiese, per accogliere tutti i giorni sia fedeli che vogliono raccogliersi in preghiera, ma molto spesso anche i semplici turisti che entrano in chiesa a cercare magari soltanto un momento di conforto e di ascolto; proteggere la chiesa come “casa del Signore”, e fare in modo che sia rispettata ed usata come tale, vigilare quindi sulla sicurezza di chi si raccoglie in preghiera; tenere in ordine e pulita la chiesa, specialmente in questi periodi terribili di pandemia, dove l’igiene e la sanificazione sono fondamentali; servire alla Messa ed offrire praticamente aiuto ai sacerdoti, nella loro missione pastorale».
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