O uno o cinque giorni dopo: quella pillola presa con leggerezza
Numeri in crescita per il farmaco contraccettivo con tante controindicazioni. Sempre taciuto l'aspetto etico: è potenzialmente abortiva!
- 570mila sono le pillole post rapporto vendute nel 2017. I dati della Società medica italiana fotografano la situazione delle vendite, che sono passate dalle 400mila confezioni del 2015, alle 490mila del 2016 fino all’ulteriore balzo in avanti registrato lo scorso anno.
- 6 Donne su 10 si informano on line. A rivelarlo è un’indagine condotta da Elma Research su 757 donne di età compresa tra i 15 e i 45 anni. Per documentarsi sulla contraccezione di emergenza, uno dei canali privilegiati rimane infatti il... “dottor Google”.
- 2015 e 2016 sono rispettivamente gli anni in cui una specifica determina dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha abolito per le maggiorenni italiane la prescrizione medica per l’acquisto della pillola dei cinque giorni dopo e della pillola del giorno dopo
Pillole assunte con eccessiva leggerezza, specialmente dalle giovanissime. A quarant’anni dall’entrata in vigore della legge sull’aborto, uno dei grandi cambiamenti in corso si legge nei dati della Società medica italiana.
Nel 2017 sono state 70mila le donne a fare ricorso alla contraccezione di emergenza per non andare incontro a una gravidanza indesiderata. Numeri in crescita, addirittura con un incremento del 42% nel biennio 2015-2016, che secondo alcuni hanno contribuito a far diminuire le interruzioni di gravidanza. Secondo altri, appoggiati dalla comunità scientifica che osserva il fenomeno, si tratta di un boom preoccupante perché sinonimo di un approccio sbagliato alla sessualità. In modo particolare tra le giovani generazioni, poco attente ai rischi delle malattie sessualmente trasmissibili e alle problematiche che l’utilizzo, specie se continuativo, di tali farmaci può avere sull’organismo.
Parlare di contraccezione di emergenza significa tirare in ballo le cosiddette “pillole del giorno dopo” e quelle “dei cinque giorni dopo”, che oggi le maggiorenni possono acquistare in farmacia o parafarmacia senza ricetta medica. Proprio su questi blister monopasticca si è concentrata la ricerca, promossa da Federfarma Verona, che ha coinvolto 84 farmacie della Federazione dei titolari di farmacia.
«Per un cambio normativo recente, la donna maggiorenne è liberamente responsabile dell’accesso a questi farmaci, detti “sop”, cioè senza obbligo di prescrizione. È dunque un ambito in cui dev’essere fortemente creata consapevolezza», ha premesso Arianna Capri, vicepresidente di Federfarma Verona, prima di illustrare i risultati dell’indagine al convegno “La medicina di genere, importanza dell’informazione e della prevenzione” promosso dalla commissione Pari opportunità della Provincia.
Questione di cultura (che manca). Per quel che riguarda le patologie sessualmente trasmissibili, nelle giovani tra i 15 e i 24 anni d’età l’informazione è molto bassa: c’è maggior predisposizione a rischiare, ma condividere le informazioni relative alla propria vita sessuale rimane un tabù.
«Purtroppo l’informazione non è mai sufficiente – ha detto la farmacista –. Secondo l’Istituto superiore di sanità nel mondo vi sono ogni giorno un milione di nuove infezioni sessuali: dato che non possiamo ignorare». La conoscenza è scarsa anche per quel che riguarda la contraccezione di emergenza: «Tra i ragazzi vi è il luogo comune di una gestione controllata della propria fertilità quando invece, per la variabilità della specie umana e della nostra fisiologia, il calcolo non è sempre così sicuro né protegge dalla trasmissione di eventuali malattie».
Tecnicamente una donna è fertile nelle 24-48 ore dopo l’ovulazione, ovvero quando la cellula uovo esce dall’ovario e può incontrare gli spermatozoi che stanno risalendo le tube: «Questo spiega il meccanismo d’azione delle pillole del giorno dopo che rallentano, ritardano e frenano il rilascio della cellula uovo e impediscono l’incontro fra la cellula uovo e lo spermatozoo. Spermatozoi che possono vivere fino a 5 giorni nella donna, aspettando che la cellula uovo venga rilasciata; in questo periodo vi è l’intervento della contraccezione di emergenza», ha chiarito Capri.
In Italia le pillole in commercio, farmaci ormonali estroprogestinici, appartengono a due classi molecolari: «Una a base di Levonorgestrel, in vendita dal 2007 e comunemente nota col nome commerciale di Norlevo; l’altra a base di Ulipristal acetato, quasi esclusivamente conosciuta come EllaOne. La prima formulazione è in grado di agire nei primi 3 giorni successivi al rapporto a rischio; la seconda, entrata in commercio più tardi della prima, nel 2012, addirittura 5 giorni dopo», ha spiegato.
Come acquistare tali farmaci? La normativa è chiara nel sottolineare il divieto di vendita on line: l’acquisto deve essere sempre accompagnato da documentazione relativa all’utilizzatrice; se a recarsi in farmacia è l’uomo, dev’essere munito di delega. Regole che cambiano per le minorenni, alle quali è richiesta una ricetta non ripetibile da lasciare al farmacista: «Hanno bisogno di un preliminare confronto in un consultorio, dal medico di famiglia o dal ginecologo, in pronto soccorso o dalla guardia medica volutamente inseriti perché statisticamente l’incidenza delle vendite è in orario notturno piuttosto che festivo. Il prezzo al pubblico è rilevante, a tutela di una fruibilità spiccia: la base di partenza è intorno ai 17 euro per Norlevo e di 26,90 euro per EllaOne».
Quanto a confezioni dispensate, i dati nazionali hanno riscontri allarmanti pure nel Veronese, come emerge dall’indagine effettuata da Federfarma che ha preso in esame un periodo di 12 mesi a cavallo dell’entrata in vigore della “liberalizzazione” alle maggiorenni dei due contraccettivi di emergenza. L’impennata (che sfiora il 700% nei sei mesi successivi all’entrata in vigore della normativa) riguarda soprattutto il prodotto con principio attivo Ulipristal acetato che, dall’11,5% di vendite pre-normativa, è balzato all’88,5% post normativa; per il Levonorgestrel si è passati dal 42,4% a sfiorare il 58%.
Quello che più preoccupa, ha dichiarato Capri, «è l’abitudine all’utilizzo di questo metodo che dovrebbe essere solo ed esclusivamente emergenziale per molti motivi: primo fra tutti, la massiccia carica ormonale che viene assunta dalla paziente. Per quanto riguarda inoltre l’atteggiamento che spesso percepiamo in farmacia alla base di questa decisione, si apre una ancora più vasta considerazione sull’attitudine superficiale nei riguardi della salute sessuale».
Ha confermato la sua preoccupazione pure Elena Ramilli, ginecologa della Società italiana di procreazione responsabile, intervenuta all’incontro: «Recentemente è stato osservato che la molecola contenuta nella pillola dei cinque giorni dopo, l’Ulipristal acetato, è effettivamente tossica, si accumula in tanti tessuti dell’organismo, ma principalmente nel fegato».
Effetti negativi sono stati riscontrati sulle pazienti che hanno assunto tale molecola nel farmaco Esmya per altri scopi, cioè per trattare i fibromi uterini: alcune sono state sottoposte a trapianto epatico, mentre una è addirittura deceduta.
«Questo ha attivato tutti i sistemi di sorveglianza della produzione del farmaco, proprio per evitare che possa accadere ancora», rimarca la dottoressa. «Non è stato attivato invece nessun meccanismo di controllo per quanto riguarda l’uso di queste pillole: non sono state testate, non si sa se una donna possa farne uso più di una volta al mese. E una compressa di EllaOne contiene quattro volte tanto una di Esmya».
Ma il tema è poi un altro: «Passare una pillola come contraccettiva quando contraccettiva non è, perché abortiva in quanto impedisce l’impianto di un embrione nell’utero materno, non è corretto. Una donna ha il diritto di sapere come funziona un farmaco – ha concluso Ramilli –, anche per le convinzioni morali ed etiche che può avere. Se non diciamo loro la verità, le inganniamo e non le rendiamo libere di assumere questi medicinali».
Marta Bicego
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento