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«Vaccinare subito colf, badanti e senzatetto»

di ANDREA ACCORDINI

L'Osservatorio sulle disuguaglianze: «Sarebbe un’iniziativa razionale e umanitaria» 

Parole chiave: Vaccini (12), Covid-19 (90), Badanti (2), Senzatetto (4), Salute (63)
«Vaccinare subito colf, badanti e senzatetto»

di ANDREA ACCORDINI

Vaccinare senzatetto e badanti in via prioritaria. È la proposta avanzata ad inizio marzo alla dirigenza dell’Aulss 9 Scaligera da parte dell’Associazione Osservatorio sulle disuguaglianze a Verona.
In una lettera indirizzata ai vertici dell’azienda sanitaria locale, tra cui il direttore generale Pietro Girardi, oltre che al prefetto Giovanni Cafagna e all’assessore ai Servizi sociali del Comune di Verona, Maria Daniela Maellare, l’Osservatorio – nato come rete tra organizzazioni, associazioni ed enti sensibili al tema delle disuguaglianze – ha evidenziato la necessità di somministrare rapidamente il vaccino contro il Covid-19 a queste due categorie di persone per motivi sia sanitari che umanitari.
Infatti, per quanto riguarda i senzatetto, essi presenterebbero “condizioni di salute generale e di esposizione al rischio di contagio molto elevate ed è particolarmente complesso, in queste persone, individuare ed isolare i casi positivi circoscrivendo le fonti di contagio collettivo”, come esplicitato nella lettera. Le badanti invece andrebbero vaccinate in quanto costituiscono “per molti anziani l’unico contatto sistematico con il mondo esterno e, quindi, la principale via di un possibile contagio, come confermano le informazioni assunte presso molti medici di famiglia”.
«Sarebbe un’iniziativa di grande civiltà, oltre che del tutto logica e razionale – osserva Massimo Valsecchi, uno dei fondatori dell’Osservatorio –. Io credo che la civiltà di una società si misuri dall’attenzione sugli “invisibili”, compresi coloro che non sono in regola nel nostro Paese». E questa rischia di essere la condizione di molte badanti straniere che non hanno ancora la cittadinanza. Ma anche a queste persone, sprovviste di una regolare documentazione sanitaria, sarebbe necessario fornire un vaccino rapidamente.
Sul come, una strada percorribile – sostengono dall’Osservatorio – potrebbe essere quella dei medici di base. «A Verona abbiamo circa 21mila allettati – spiega Valsecchi –; quando si sbloccherà la situazione vaccini e i medici faranno visita a queste persone nelle loro case per somministrare la dose, potrebbero prendere contatto anche con gli assistenti ed eventualmente vaccinare anche loro». Il resto lo farebbe il passaparola, strumento efficace in una comunità di lavoratori in cui è presente una forte solidarietà interna.
Questo esempio di medicina di iniziativa – quelle cure preventive offerte “andando incontro” al paziente anziché attendendolo in ospedale – potrebbe poi diventare uno schema utile anche per altre prestazioni sanitarie, come gli screening per la diagnosi precoce di gravi patologie, si pensi al Pap-test o alla mammografia. «Studi scientifici hanno dimostrato che la medicina di iniziativa è molto utile verso le fasce più deboli – sottolinea Valsecchi –, quelle sacche di popolazione dove anche le campagne di informazione sanitaria non riescono a penetrare o che mancano degli strumenti culturali o tecnologici per conoscere queste proposte di prevenzione».

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