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Se il tritolo risana i capitelli allora di mezzo ci sono questi volontari speciali

di ADRIANA VALLISARI

Dal 2009 il Gruppo Capitei Tnt ne ha restaurati ben 51: il 52° sarà inaugurato il 22 maggio 

Parole chiave: Gruppo Capitei Tnt (1), Capitelli (1), Devozione popolare (1), Restauro (5), Maria (18), Arte (33)
Se il tritolo risana i capitelli allora di mezzo ci sono questi volontari speciali

di ADRIANA VALLISARI

Sono disseminati lungo le strade o incastonati nelle facciate dei palazzi, ma possono presentarsi inaspettati al bivio di un sentiero di campagna. I capitelli sono testimoni della secolare devozione popolare: custodi di innumerevoli preghiere e talvolta di ex voto, stanno lì a invocare la protezione divina. 

Il mese di maggio, con la recita del Rosario, fa riscoprire questi piccoli scrigni di diverse fogge, per l’occasione ornati da fiori. Non tutti: alcuni versano in uno stato di degrado tale da risultare quasi invisibili, danneggiati dalle intemperie e coperti di vegetazione. A farli risplendere, però, c’è la sollecita schiera di volontari del Gruppo Capitei Tnt, guidato dal presidente Vittorio Biondani. È lui a raccontarci come, un po’ per caso o forse no, della «gente da bar» si sia presa a cuore questa causa: far rifiorire capitelli ed edicole di Verona e provincia, consolidandoli e ripulendoli, mantenendone l’impianto originario. «Tutto è nato un sabato mattina dell’autunno del 2009: ero seduto in una birreria del Chievo oggi chiusa, in via Berardi, sulla cui parete c’era un capitello – rivela –. Passò di lì una vecchietta diretta al cimitero, che apostrofò il barista, chiedendo se non si vergognasse a lasciare quella Pietà in condizioni di degrado; lui, colpito, si avvicinò al mio tavolo e, sapendo che facevo il muratore, mi propose di metterla a posto, promettendo che poi avrebbe offerto un pranzo alla fine dei lavori». Così partì l’avventura, con quel capitello numero 1, benedetto il 13 maggio 2010. 

In quasi 12 anni il gruppo, scoppiettante come il tritolo impresso nel nome (che era pure il nome del bar dove tutto ebbe inizio), ha rinnovato ben 51 capitelli; il 52°, dedicato a san Disma (il “buon ladrone” crocifisso con Gesù), sarà svelato il 22 maggio in località Basson. «Siamo richiesti anche a Roverchiara, Brognoligo, San Pietro in Cariano e Lazise», snocciola il presidente, con fare pratico. Per rispondere si mettono in moto i volontari più operativi. Per la parte strutturale, oltre al presidente, intervengono il muratore Mirco Bontempo, i fabbri Andrea Bonini e Marco Mazzi, l’elettricista Daniele De Biasi e il falegname Luca Oliosi, mentre Sergio De Filippo fornisce il plexiglas. 

La parte artistica è curata dalla pittrice Mara Isolani, mentre Paola Biondani stende un componimento per ogni capitello, trascritto su pergamena da Marcello Sartori. Del gruppo fanno parte pure Nicoletta Fiorini e Antonella Sciacca, che curano i social, il fotografo Adriano Dalla Mura e l’architetto Veronica Castiglioni. «Altri amici, come Giancarlo Terragnoli, non ci sono più, ma lungo il cammino abbiamo conosciuto tante persone e coinvolto molti parroci, a partire dal primo, don Arnaldo Piovesan – dice Biondani –. È impossibile sintetizzare la storia di ogni capitello: ce ne sono molti dedicati alla Madonna, al Cristo, alla Sacra Famiglia, a san Giuseppe e altri santi; uno a cui siamo molto affezionati è il 33°, a Pastrengo: il Cristo veglia su Roberto Residori, morto in un incidente stradale nel 2016».

C’è un sogno che il gruppo culla. «Arrivare a 100 restauri e incontrare papa Francesco di persona – azzarda il presidente –. Nel frattempo, ci piacerebbe che sempre più persone imparassero ad amare i capitelli: sono un pezzo importante della nostra tradizione e dei luoghi da valorizzare in chiave turistica». 

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