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L’Internazionale migranti scende in campo con gli autoctoni

di ADRIANA VALLISARI

Il primo Torneo Caritas Cazzano di Tramigna: quando lo sport avvicina le persone

L’Internazionale migranti scende in campo con gli autoctoni

di ADRIANA VALLISARI

Anche Cazzano di Tramigna ha le sue Olimpiadi. Ma forse sarebbe meglio chiamarli Mondiali di calcio, vista la provenienza dei giocatori. Il primo Torneo Caritas Cazzano si è giocato il 31 luglio all’ombra del campanile, nel campetto del patronato parrocchiale di questo comune di 1.500 abitanti, nell’Est veronese. Un evento che ha unito giovani del paese, che hanno affrontato il “Tramigna Team”, la squadra di calcio a 5 composta da richiedenti asilo e protezione internazionale accolti dalla cooperativa sociale Multiforme onlus di Fittà, in convenzione con la Prefettura di Verona.

In campo sono scesi nove giovani dai 19 ai 30 anni, che hanno origini, culture e religioni diverse. Vengono da Asia e Africa: Pakistan, Bangladesh, Tunisia, Sierra Leone, Mali, Burkina Faso, Costa d’Avorio; sono arrivati in Italia seguendo le rotte migratorie: dai Balcani, ma soprattutto via mare, su barconi di fortuna, sbarcando a Lampedusa, spesso dopo un lungo viaggio pieno di pericoli. Eppure intorno al pallone, in questo campetto, sono solo dei giovani che giocano a calcio e si divertono con altri ragazzi del paese. È l’idea, tanto semplice quanto vincente, che è venuta a Sandra Dalla Riva, referente della Caritas locale, per favorire l’incontro e l’integrazione di queste persone. «Ho provato a pensare a come mi sentirei io se fossi nei loro panni e mi è venuto in mente di fare una squadra di calcio, un modo per vincere la diffidenza e farli sentire meno soli», spiega la volontaria, che ha proposto l’idea al parroco, mons. Giuseppe Andriolo, il quale l’ha subito appoggiata. «Quest’esperienza mi sembra sia un segno dell’intelligenza della fede, che si apre ai fatti umani: attraverso Sandra e gli altri volontari, a partire dall’allenatore, è stato possibile coinvolgere questi giovani in un bel momento di comunità», sottolinea.

Merito anche della disponibilità del mister del neonato “Tramigna Team”, Silvano Bosaro, che pure con 34 gradi e un’afa che attanaglia, arbitra, corre e incoraggia i ragazzi con un immancabile sorriso sulle labbra. «Mi è sempre piaciuto il calcio – ci dice (e si vede) –. Da poco sono in pensione, ma nella mia vita c’è sempre stato il pallone: giocando come portiere prima e facendo l’allenatore poi; adesso seguo la squadra Usd Amatori di Cazzano e questa nuova avventura del “Tramigna Team”, iniziata lo scorso aprile». Capirsi è difficile, gli chiediamo? Altro sorriso: «Davanti a un pallone si parla un linguaggio universale e cadono tutte le barriere, anche linguistiche».

Dalla scorsa primavera, ogni mercoledì, i nove richiedenti asilo hanno sempre partecipato agli allenamenti (che ora riprenderanno a settembre, dopo la pausa agostana), per prepararsi al torneo disputato a fine luglio. A giocare con loro c’erano i giovani di Cazzano, ingaggiati dall’allenatore Bosaro, che qui ha allenato praticamente tutti e tutti conosce. Vediamo delle bici appoggiate sulla recinzione del campo e chiediamo da dove arrivano i giocatori. «Cinque di loro raggiungono il campetto a piedi, dall’appartamento in cui vivono a Cazzano; altri 4 invece arrivano in bicicletta da Soave, dove c’è un altro appartamento che abbiamo messo a disposizione per questo scopo», risponde Simonetta Dalla Gassa, responsabile dell’accoglienza richiedenti asilo per la cooperativa Multiforme, realtà promossa da don Paolo Pasetto insieme a tanti volontari, nata per aiutare gli “ultimi” dei nostri giorni.

«Giocare a calcio tra di loro e con giovani del posto permette di fare aggregazione: l’esperienza del calcio aiuta a rompere la diffidenza verso l’altro», aggiunge. Specie quando il tempo d’attesa per sbrigare le necessarie pratiche burocratiche è lungo. «Alcuni di loro sono qui da 4 mesi, altri da un anno – prosegue la referente –. Noi li accompagniamo nel percorso di riconoscimento del loro status e intanto cerchiamo di favorirne l’inserimento nella comunità, ad esempio con i corsi di italiano, che a Cazzano vengono potenziati anche da dei volontari, negli spazi parrocchiali; appena hanno i documenti li facciamo frequentare dei corsi per inserirli in ambienti di lavoro come fabbriche, magazzini alimentari, lavori in agricoltura». Nel frattempo, anche una partitella a calcio ogni mercoledì aiuta a favorire un sano percorso di inclusione. «Serve a occupare meglio il tempo e a creare legami – evidenzia Dalla Gassa –. Sono giovani partiti in cerca di un futuro migliore, non solo per loro ma soprattutto per la famiglia che hanno lasciato a casa e che spesso dipende da loro».

A “vestirli” adeguatamente ci ha pensato la Caritas di Cazzano, che durante l’anno segue 23 famiglie, in prevalenza straniere. «Le divise le abbiamo fornite noi: le scarpe, invece, ce le ha donate un negozio di calzature di Colognola ai Colli – conclude Dalla Riva –; per alcuni questo era l’unico paio buono, perché sono arrivati in Italia senza nemmeno un cambio e con ai piedi delle scarpe consumate, da cui spuntavano le dita...». 

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