Nella Memoranda 2025 la “piccola Roma” in riva all’Adige
di Marta Bicego
Quest’anno l’opera di Martinelli è dedicata all’antica urbe e alle tracce lasciate dai Romani
Al viaggiatore curioso. Che non ha bisogno di muoversi troppo da Verona per scoprire cose nuove: ad esempio aneddoti, leggende e curiosità sul capoluogo dove vive e nel quale spesso passeggia in maniera distratta. Strade, monumenti, tracce che affiorano dal passato: dettagli che magari non ha mai osservato con la dovuta attenzione e con gli occhi, appunto, della curiosità.
Ecco perché al viaggiatore curioso è dedicata la nuova Memoranda Veronese consegnata alle stampe dallo scrittore e divulgatore storico Italo Martinelli. Un’agenda che in oltre 300 pagine passa in rassegna tredici mesi e diventa pluriennale, quindi potrà essere letta e sfogliata anche nell’arco di più anni, come un calendario quasi perpetuo. Si tratta di una pubblicazione generosa di approfondimenti che con taglio divulgativo si concentra, in particolare, sulla Verona di epoca romana.
«L’idea di fondo di questa edizione – premette l’autore e imprenditore di Mozzecane – è proprio quella di accompagnare il viaggiatore curioso a guadare oltre la spessa cortina del tempo e delle pietre dei monumenti romani che fanno di Verona non solo una “piccola Roma” ma addirittura, come dicevano gli antichi studiosi veronesi, un’àltera Roma che è cosa, come vedremo, ben di versa e molto profonda».
Un mese dopo l’altro, lo schema si ripete nei capitoli dedicati a: Feste, miti, leggende e riti dell’anno; La voce delle pietre; Verona altera Roma; infine nelle notizie… da non perdere. Leggiamone alcune.
Città baluardo. Una bella tavola illustrata (conservata nel Fondo storico mons. Munerati) mostra il patrono san Zeno intento ad osservare da lontano la città di Verona in epoca romana. Il fiume Adige scorre sinuoso, abbracciando uno scampolo di territorio sul quale sorgono edifici civili e religiosi dalle varie fogge, oltre all’inconfondibile anfiteatro Arena. Tra i particolari, spiccano le cinte murarie innalzate dai Romani, avvalendosi di maestranze locali e utilizzando materiale lapideo proveniente dalle cave della Valpolicella, trasportato via fiume. Opere imponenti, pensate per proteggere il precedente insediamento indigeno e trasformare così la città in un baluardo fortificato. In virtù soprattutto della sua posizione strategica, che avrebbe permesso di avanzare poi verso la Cisalpina e nei territori lungo la valle dell’Adige.
O città di imperatori? «Nella sua lunga parabola romana – ricorda Martinelli – Verona ospitò e accolse, da vivi o da morti, alcuni tra i Cesari più importanti del passato antico». Il primo tra tutti fu quel Flavio Valerio Aurelio Costantino detto il Grande, la cui conversione al Cristianesimo impresse una svolta epocale alla vicenda storica dell’Occidente, ma anche del vicino Oriente. A Caio Giulio Cesare molti attribuirono invece l’accelerazione urbanistica che portò alla costruzione del centro cittadino nell’ansa dell’Adige e alla monumentalizzazione del Colle di San Pietro. Con Augusto seguì un periodo di pace e benessere; tutt’altro clima rispetto a quello respirato sotto Filippo l’Arabo e Decio. La carrellata prosegue con le gesta dell’imperatore Gallieno; con lo scontro tra Massenzio e Costantino, avvenuto proprio nei pressi di Verona; con l’imperatore Giuliano detto l’Apostata; quindi con quel Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico che, di ritorno dalla conquista della Britannia, fu celebrato addirittura sulla facciata di una porta urbica. «A noi piace immaginare il gruppo dedicato a Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico e ai suoi familiari – osserva l’autore –, issato solennemente al centro della bellissima esedra ricavata nel frontone rivolto verso la città della Porta Leoni, e così poter affermare che Verona, almeno per un certo periodo, sia da considerare una nobilissima città imperiale di epoca romana».
Altera Roma. In principio c’era forse una passerella lignea, utilizzata dagli indigeni. In seguito, per agevolare il passaggio dal colle di San Pietro alla pianura, fu costruito il Ponte Pietra, nominato nell’Iconografia Rateriana del IX secolo, dove si accenna alla sua imponenza e all’elegante ritmo delle sue cinque campate. Nella parte a ridosso del colle, ci sono tuttora alcuni dettagli della struttura originaria, sopravvissuta cioè a varie vicende: un grave danneggiamento nel 1087; un’inondazione nel 1390; il bombardamento del 25 aprile 1945 a cui seguì, tra il 1957 e il 1959, la ricostruzione grazie all’operazione chiamata “Com’era e dov’era”.
Tra le pietre rimaste al loro posto ma che in pochissimi notano, ricorda Martinelli tra le curiosità, c’è la possente figura maschile, con panneggio sulla spalla sinistra, che decora la chiave d’arco della seconda arcata di sinistra verso valle. Secondo alcuni si tratta di Nettuno, secondo altri di Ercole, per altri ancora è lo stesso Adige, trasformato in divinità. Una figura, comunque, rimasta ferma e immobile nei secoli a fare da guardia al ponte.
Storia inaspettata. L’ultimo capitolo della pubblicazione è un Addendum, vale a dire un’aggiunta che è il suggerimento di un itinerario lungo le vie cittadine alla ricerca di reperti romani che non balzano immediatamente agli occhi. Nell’aiuola che, davanti a Ponte Navi, ospita il monumento a re Umberto I, è stato sistemato il coperchio di un antico sarcofago sul quale sono accovacciati due leoni: classici simboli funerari, qui posti a simbolica protezione del sepolcro. In via Rosa, una epigrafe rinvenuta nel 1821 accenna a Gavia Maxima, figlia di Quinto della famiglia dei Gavi, che donò l’ingente somma di 600mila sesterzi per la costruzione o meglio per l’ampliamento dell’acquedotto cittadino, probabilmente quello proveniente da Novare-Parona. Una matrona protagonista di una importante donazione alla città, come Apicia, figlia di Quinto, ricordata su una pietra al civico 11 di vicolo Santa Cecilia, che fece innalzare una basilica e un porticus, edifici andati perduti già nell’Ottocento. Sono solo alcuni accenni a tanti particolari di un glorioso passato da andare a riscoprire nel tempo scandito dai capitoli della Memoranda.
Il volume (edizioni Zerotre) si può trovare nelle librerie scaligere oppure è reperibile sulle principali piattaforme di vendita on line. Per ulteriori informazioni sulla pubblicazione o iniziative culturali che l’associazione Cenacolo veronese presieduta da Martinelli organizza, scrivere a info@cenacoloveronese.it.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento