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È morto mons. Martinelli vescovo di Tripoli

È deceduto nel pomeriggio del 30 dicembre il vescovo Giovanni Innocenzo Martinelli, frate minore, per oltre trent'anni vicario apostolico di Tripoli, in Libia, a servizio di una comunità di cattolici immigrati che non abbandonò neppure durante il conflitto civile. Giovedì 2 gennaio alle 10 i funerali a Pozzo di San Giovanni Lupatoto.

È morto mons. Martinelli vescovo di Tripoli

È scomparso nel pomeriggio di ieri all'età di 77 anni mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, per quasi 32 anni vicario apostolico di Tripoli, in Libia. Da tempo malato, era ricoverato nel Centro di cura per anziani dei frati minori di Saccolongo (Padova). Nato a El Khadra, in Libia, il 5 febbraio 1942 da una famiglia veronese originaria di Pozzo Camacici (frazione del comune di San Giovanni Lupatoto), come religioso dell'ordine dei frati minori venne ordinato sacerdote il 28 luglio 1967. Tornò in Libia quattro anni più tardi, dopo la "rivoluzione verde" attuata nel Paese dal colonnello Muhammar Gheddafi, e il 3 maggio 1985 papa Giovanni Paolo II lo nominò Vicario apostolico di Tripoli, asegnandogli la sede titolare di Tabuda. Ricevuta l'ordinazione episcopale il 4 ottobre dall'arcivescovo Gabriel Montalvo Higuera, in quegli anni pro-nunzio apostolico in Algeria e Tunisia e delegato apostolico in Libia, mons. Martinelli è rimasto per un trentennio alla guida della comunità cattolica presente a Tripoli e nei dintorni. Anche dopo la rivoluzione del 2011, la caduta e l'uccisione di Gheddafi e l'avanzata degli integralisti islamici, il prelato veronese non ha mai abbandonato il suo gregge. Una comunità, quella cattolica, che se nel 2010 era stimata in 156mila unità, solo cinque anni dopo era ridotta a poche centinaia di persone, prevalentemente immigrati filippini, impegnati soprattutto nel settore sanitario e assistenziale come infermieri. Mons. Martinelli non ha mai mancato di far sentire la sua voce invocando il dialogo e la pace in Libia, un Paese ancora oggi molto diviso al suo interno, con 150 tribù nelle tre regioni che lo compongono. Avevamo avuto modo di intervistarlo alcune volte, l'ultima nel febbraio 2015 nel pieno dell'avanzata jihadista del sedicente Stato Islamico (Isis o Daesh). Egli rispose alla nostra chiamata con un «Verona Fedele, che bello!». «Non lascio la Libia e non ho paura: con noi c'è Gesù», ci disse. Le sue parole erano tese a rassicurare sulle sue condizioni (era probabilmente l'unico italiano ad essere rimasto nel Paese, dopo la chiusura dell'ambasciata e il rimpatrio di una sessantina di connazionali) e sulla vita di una comunità ridotta a due-trecento persone ma che non rinunciava a ritrovarsi per le celebrazioni liturgiche.

Pochi mesi dopo, il 10 luglio, venne nominato un coadiutore, anche'egli frate minore, il maltese George Bugeja, il quale, dopo l'ordinazione episcopale, il 22 ottobre raggiunse la capitale libica e durante la Messa, che là si celebra il venerdì, giorno festivo nei paesi islamici, alla presenza di mons. Martinelli, si presentò ai fedeli e venne data lettura della bolla di nomina di papa Francesco. Due giorni dopo mons. Martinelli lasciava Tripoli per tornare in Italia e trascorrere un tempo di riposo e di cura. Il 5 febbraio 2017, nel giorno del 75° compleanno, papa Francesco ne  accolse la rinuncia al governo pastorale del vicariato apostolico e nominò mons. Bugeja suo successore.

I funerali si svolgeranno giovedì 2 gennaio alle 10 nella chiesa parrocchiale di Pozzo. Il presule verrà poi sepolto nella Cattedrale di Verona nella cripta-memoriale dei vescovi veronesi.

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