Meno soldi dallo Stato: taglio di quasi 20mila posti in Italia
di MARTA BICEGO
Ridotti i fondi per il servizio civile, risorsa importante per il Terzo settore
di MARTA BICEGO
Sono 52.236 i posti riservati agli operatori volontari e 2.183 i progetti da realizzarsi sia in Italia che trasferendosi all’estero: migliaia di occasioni nelle mani dei giovani per accompagnarli a fare “la scelta giusta”, esorta lo slogan del servizio civile universale. In un futuro prossimo, però, potrebbero essere molti meno. Il nuovo bando va in controtendenza rispetto al triennio precedente, con più di 70mila posti nel 2023 e 56mila nel 2022. Un calo che ammonta a quasi 20mila unità, dovuto soprattutto alla contrazione delle risorse disponibili, che non è passato inosservato ai rappresentanti di enti e operatori volontari che, a ottobre, si sono appellati al governo per chiedere maggiori garanzie per il futuro.
Servizio civile significa dedicare fino a un anno della propria vita alla difesa non armata e non violenta della Patria, all’educazione, alla pace tra i popoli e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana, attraverso azioni a favore delle comunità e del territorio. Significa formazione e crescita personale e professionale per i giovani; dall’altra parte, si traduce in risposte ai bisogni delle persone che vivono in situazioni di fragilità o povertà. È un supporto, in modo particolare nelle piccole comunità, per assicurare prestazioni essenziali ai cittadini: l’apertura di una biblioteca, l’animazione in un centro anziani, il sostegno alla disabilità.
«In fase di progettazione, erano 80mila le posizioni presentate», riassume Laura Milani, presidente del Cnesc, la Conferenza nazionale degli enti per il servizio civile. L’associazione riunisce 28 realtà accreditate – come la Comunità Papa Giovanni XXIII, di cui è coordinatrice per il servizio civile, o l’Istituto don Calabria – che insieme costituiscono il 30% dei posti a bando ed è quindi un osservatorio interessante.
Quasi 30mila posizioni sono rimaste escluse dalle graduatorie per le quali si raccolgono le domande entro il 15 febbraio: «Un impoverimento delle opportunità». Ma la preoccupazione maggiore è in prospettiva: «Per il 2024, il governo ha stanziato 143 milioni di euro, che permetteranno di inserire poco più di 22mila giovani». Parte delle risorse sono state “erose” anche dall’innalzamento (da 444 a 507 euro) dell’importo mensile dato ai volontari. Accade proprio in un momento in cui, continua Milani, gli enti hanno bisogno di stabilità: «Stanno lavorando alla programmazione per il bando che uscirà a fine anno e si trovano in una situazione di incertezza e precarietà. Perché pensare progetti buoni, se poi si rischia che siano esclusi?». Anziché tagliare, spiega la referente del Cnesc, bisogna puntare invece sulla promozione, nelle scuole superiori e tra gli studenti che frequentano le università: «Per far sì che il sistema cresca, servono azioni continuati- ve e strutturate. I giovani aderiscono al servizio civile se conoscono in cosa consiste questa esperienza. Una palestra di cittadinanza che rende i ragazzi protagonisti di azioni a beneficio della comunità».
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