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Le belle energie che lasciano gli scout

di REDAZIONE

Terminato l’imponente raduno dei capi a Verona: oltre 18mila con i valori di sempre

Le belle energie che lasciano gli scout

di REDAZIONE 

Più di 18mila capi scout sono arrivati da tutta Italia e si sono radunati nella nostra città nei giorni scorsi, portando una ventata di solidarietà, di altruismo, di bei valori senza creare un solo problema. A conclusione della Route nazionale delle Comunità capi Agesci (22-25 agosto) abbiamo intervistato don Francesco Lonardi, Assistente ecclesiastico regionale dell'Agesci Veneto.

– Perché dopo tanti anni si è sentito il bisogno di una nuova Route nazionale dei Capi?

«Sono passati 50 anni da quando l’Agesci ha scelto di camminare a fianco delle ragazze e dei ragazzi italiani per renderli protagonisti della loro vita e del futuro della nostra società attraverso il gioco dello scoutismo. Era necessario non solo ricordare i passi compiuti nel tentativo di rendere il mondo un po' migliore di come l’abbiamo trovato, ma prenderci del tempo per ritrovare l’entusiasmo e la profezia necessari a guardare più lontano, riscoprendo le ragioni della nostra scelta educativa e trovando le parole nuove per parlare alla generazione di oggi».

– Quali prospettive, desideri, speranze, hanno mosso la preparazione di questo appuntamento e le scelte ad esso legate?

«Ogni atto d’amore – l’educazione certamente lo è – richiede l’umiltà di prepararsi, la pazienza di saper attendere, la meraviglia di accorgersi che i frutti sono diversi e migliori di quelli sperati. Dall’ottobre del 2023 le Comunità Capi, che in Italia servono 186.000 giovani soci, si sono ritrovate per interrogarsi e discernere insieme come incarnare lo spirito delle beatitudini evangeliche. La felicità è davvero il segno di una vita buona e noi ci prepariamo a declinarla con l’impegno a custodire il creato, ad accogliere chiunque, a contribuire alla pace, a rilanciare la speranza e ad impegnarci con passione per un mondo più giusto».

– Quali sono state le parole, i gesti, le emozioni, le azioni, che più hanno caratterizzato questi giorni?

«L’entusiasmo e il desiderio di poter contribuire al futuro sono state le note caratterizzanti delle giornate vissute a Verona. Ciascun Capo ha potuto scegliere tra decine di incontri con testimoni e realtà sociali, si è sporcato le mani servizio a favore del territorio, ha vissuto momenti di fraternità e gioia, ha trovato spazi per la riflessione personale, l’ascolto della Parola di Dio e la preghiera. Uno dei momenti più alti è stato quello della veglia notturna del venerdì attorno alle luci delle lanterne e alle parole che Dio rivolge a Giacobbe: "Io sono con te!"».

– Uno degli aspetti che hanno colpito gli assistenti presenti alla Route è stata la ricca frequentazione da parte dei Capi del cosiddetto Bosco della spiritualità e del sacramento della riconciliazione. Le risulta? Cosa ci dice questo aspetto?

«Nel bosco di Villa Buri era stato allestito un percorso tra gli alberi dove trovare spunti di riflessione, momenti di preghiera personale e di lode attraverso il canto e la Parola di Dio, occasioni di confronto con un sacerdote e la possibilità di celebrare la Confessione. È stata un'opportunità molto apprezzata dai Capi, che sentono il bisogno di fondare la propria esperienza di servizio sulla relazione con Gesù, l’unico maestro di una vita felice. Non mi sorprende questo desiderio di poter essere ascoltati e accompagnati spiritualmente, negli ultimi anni lo riscontriamo costantemente anche durante le altre esperienze di formazione per Capi e ragazzi».

– Quali prospettive, linee, sogni, ripartono da questa Route?

«Insieme alla Chiesa italiana viviamo il cammino sinodale per affrontare senza paura le sfide di oggi, consapevoli di essere accompagnati dall’amore di Dio incontro a ogni ragazzo, qualunque sia la sua condizione. Il cardinal Matteo Zuppi ci spinge a fare nostra la felicità che chiede di mettersi in gioco, di farsi carico dei problemi degli altri “perché abbiamo un amore più forte delle avversità”. Il sogno che viene da lontano lo rilanciamo con coraggio nel futuro: fare del nostro meglio per mostrare ai più piccoli la bellezza di fare il nostro dovere verso Dio e verso il nostro bellissimo Paese».

– Quanti sono gli Scout in Veneto? E quanti capi? In generale, quale “forza” hanno gli scout in Veneto, nelle parrocchie, ma anche negli ambienti più laici?

«In Veneto ci sono 217 Comunità Capi, che servono più di 30.000 ragazzi. Molti gruppi che in questi mesi hanno festeggiato il centenario della loro fondazione sono stati fondati dai sacerdoti dei paesi che al termine della guerra mondiale intuirono come il metodo scout poteva essere una proposta convincente per incarnare il Vangelo nella vita dei più giovani. Quell’intuizione si rivela oggi una vera profezia, perché permette ancora a molti di rimanere affascinati da Gesù, di cui spesso non avevano mai fatto esperienza prima. Una delle sfide attuali è legata all’iniziazione cristiana di quei ragazzi e giovani che provengono da contesti culturali diversi da quello tradizionalmente cristiano: lo scoutismo è una porta verso la terra, ma anche verso il cielo».

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