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«Il Papa viene qui per conoscerci»

di LUCA PASSARINI

Nostra intervista al vescovo Domenico in occasione della visita del 18 maggio

«Il Papa viene qui per conoscerci»

di LUCA PASSARINI

Papa Francesco nella nostra città, invitato dalla Chiesa di Verona. L’annuncio a novembre, lunghi mesi di attesa e di preparazione e ora siamo al grande momento di questo incontro.  «Un incontro lungamente atteso – risponde mons. Domenico Pompili, vescovo della Diocesi di San Zeno – per realizzare questa possibilità di una conoscenza diretta da parte del Papa, di questa città e di questa Chiesa di cui ha sentito parlare; e da parte nostra, per poterlo finalmente vedere e ascoltare dal vivo».

– E per lei, che a sua volta da ottobre 2022 sta conoscendo questa Chiesa, che presenterà a papa Francesco, quali sono le caratteristiche che più l’hanno colpita e che più sono importanti nella storia e nell’oggi?

«Direi che la sequenza degli incontri del 18 maggio presentano proprio le caratteristiche fondamentali di questa esperienza ecclesiale. Anzitutto la cura per le generazioni. Saranno i bambini e gli adolescenti che fanno il passaggio nell’età della terza media ad accoglierlo, sulla piazza del patrono san Zeno. Quindi i presbiteri, i consacrati, le consacrate, cioè il mondo degli adulti, anche degli anziani. E poi, il momento in Arena per invocare la pace, ma anche per ribadire questo legame quasi genetico tra la Chiesa e la società che si è sviluppato negli anni, non solo a partire da grandi figure di Chiesa, ma anche di società, come Daniele Comboni, piuttosto che don Giovanni Calabria. Per dire di una Chiesa che è sempre stata radicata nel territorio, che ha saputo animare con iniziative di carattere spirituale, culturale, educativo, assistenziale. E poi il momento del carcere, con l’attenzione a una fascia spesso emarginata, simbolo di tante altre, come possono essere i migranti o i più disagiati dal punto di vista economico e sociale. Da ultimo, ma non per ultimo, la manifestazione più significativa di questa Chiesa: ovvero la celebrazione eucaristica allo Stadio, a cielo aperto, che coincide con la Pentecoste».

– Citava i grandi veronesi. Tra loro, anche se ha vissuto poco in questa città, sicuramente Romano Guardini, che papa Francesco ha più volte indicato come un punto di riferimento personale e per la Chiesa.

«Romano Guardini è sicuramente un interprete lucido e anche, direi, molto concreto di questo cambio d’epoca che segna la modernità e oggi potremmo dire la post-modernità. È riuscito a stare dentro questo tempo che cambiava vertiginosamente mantenendo una chiara adesione alla fede, facendo anzi della fede l’angolo prospettico attraverso cui rilegge l’intera realtà. Di lui mi colpisce soprattutto l’importante riflessione sul rapporto tra tecnica e umano che ha anticipato, potremmo dire, la stessa dibattuta questione dell’intelligenza artificiale. E poi la sua cura per la liturgia, i cui santi segni vanno riscoperti e vanno decodificati perché rappresenta una grande possibilità per la vita del credente, e non solo».

L'intervista completa è sullo speciale del 19 maggio, in edicola, abbonamento (anche digitale) e in parrocchia dal 16 maggio. 

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