I luoghi dell’arte che danno a Verona una marcia in più
La cultura a Verona è una fabbrica che rende, ma... Un’“industria” che crea ricchezza ma può crescere molto di più. Una città “pregiata” dove però manca una logica di sistema
Si possono misurare le ricadute economiche dell’industria culturale a Verona? Sì, grazie al rapporto che Fondazione Symbola, in collaborazione con l’Unione delle Camere di commercio italiane, redige annualmente sul tema. Quelli riguardanti la nostra provincia sono numeri “pesanti”, che attestano il ruolo sempre più determinante nel campo dello sviluppo svolto dal sistema culturale inteso in senso ampio come attività culturali, patrimonio storico-artistico, ambiente e paesaggio, teatri, musei, biblioteche. Ma gli stessi dati mostrano come vi siano anche numerose potenzialità inespresse, strade nuove da percorrere con l’obiettivo di assicurare ai visitatori un’offerta diversificata, qualificata e trasversale.
Nella nostra provincia si registrano 17 milioni di presenze turistiche, di cui il 77,4% costituito da stranieri. Questi dati collocano la provincia scaligera al 2° posto dopo Venezia tra quelle venete e al 5° nella graduatoria nazionale (al 4° se si considerano soltanto i turisti stranieri). Coniugare con intelligenza, sensibilità e accortezza mercantile questi due mondi, significa far di Verona una capitale della cultura europea traendone tutti i conseguenti benefici economici.
Lo studio della Fondazione Symbola mostra come, a livello nazionale, nel 2017 (il rapporto sul 2018 uscirà il prossimo giugno) l’industria culturale abbia prodotto oltre 92 miliardi di valore aggiunto, cui vanno sommati altri 163,3 miliardi derivanti da attività di supporto; per un totale di 255,5 miliardi di euro, pari al 16,6% del Pil nazionale. Le imprese impegnate nei vari settori sono quasi 290mila (ma 414mila se si considerano le attività collegate) e occupano 1,5 milioni di persone.
Tutti i numeri sono in significativa crescita rispetto agli anni precedenti.
La situazione nel Veneto e a Verona
A livello regionale, al primo posto troviamo la Lombardia con 24,1 miliardi di fatturato (26% del totale) seguita da Lazio con 14,9 miliardi (16,2%) e dal Piemonte con 8,2 miliardi (8,9%). Al quarto posto si colloca l’Emilia-Romagna con 7,7 miliardi (8,4%) mentre al quinto troviamo il Veneto con 7,6 miliardi (8,2% del totale). Il Veneto sale al terzo posto se si considera il numero di occupati, pari a 135mila.
Assai interessante appare la fotografia a livello provinciale. Verona si trova al 19° posto per valore aggiunto e al 17° per occupati. Tra le province venete viene preceduta soltanto da Padova, collocata rispettivamente all’11° posto per valore e al 15° per occupazione.
Rispetto all’anno prima, Verona sale di un posto in rapporto al valore aggiunto (era infatti al 20°) e si conferma al 17° in termini di occupazione. Il peso della nostra provincia sul totale nazionale è pari al 3,5%, con riferimento al primo parametro e al 4% con riguardo al secondo. Questa situazione va raffrontata con le presenze turistiche che, come abbiamo visto, pongono Verona ai vertici delle graduatorie nazionali.
Appare del tutto evidente come vi sia dunque ampio spazio di crescita delle attività culturali e la necessità di valorizzare maggiormente il nostro patrimonio storico-architettonico-culturale-enogastronomico che risulta unico e non riproducibile dai territori concorrenti. È come avessimo merce di pregio in magazzino e la tenessimo nascosta invece di metterla in bella mostra agli occhi dei turisti-compratori sempre più attenti e sensibili ai valori della cultura e all’arte.
Forse è mancata fino a ieri una logica di sistema e la comprensione, da qualche anno per fortuna pienamente acquisita, che non si vende di volta in volta soltanto un prodotto o un evento ma la storia e l’immagine di una città e di un intero territorio.
Verona è uno scrigno prezioso di cultura, arte, architettura e di saperi (si pensi soltanto alla Biblioteca Capitolare il più antico scriptorium al mondo) che l’hanno segnata nei secoli e che oggi è diventato patrimonio universale Unesco. Vi è dunque un dovere etico, come hanno mostrato le generazioni che ci hanno preceduto, di conservare e valorizzare queste preziose testimonianze di civilizzazione che può però essere non disgiunto da un’intelligente attività d’impresa che coniughi in un unico paradigma lo sviluppo culturale, economico e civile della comunità veronese.
Come mostrano gli storici dell’economia, c’è tutto da guadagnare e nulla da perdere da questa “santa e virtuosa alleanza”. [R. Coc.]