Gloria in cielo e pace in terra
Formuliamo i nostri auguri di buon Natale a tutti i lettori di Verona Fedele, cho tornerà in edicola, in parrocchia e nelle vostre case il 6 gennaio 2019, con una preziosa rappresentazione spiegata dalla dottoresa Silvia D'Ambrosio.
Botticelli raffigura la Nascita rivoluzionaria per cielo, terra e pure sottoterra
Cielo, terra e sottoterra: questa grande scenografia natalizia, orchestrata su tre piani, ci sorprende. Accanto ad alcuni elementi caratteristici della Natività ci sono altri dettagli non comuni che creano un clima di festa accompagnato, però, anche da un’atmosfera di gravità: alla gioiosa danza del coro angelico fa da contrappunto l’atteggiamento doloroso di Giuseppe, come pure alla serenità degli abbracci si accompagna, per contrasto, la fuga disordinata dei demoni nella parte bassa del dipinto. L’autore, Sandro Botticelli, nome di spicco del Rinascimento fiorentino, invita a porsi di fronte alla sua creazione abbandonando la tradizionale poesia del Natale per entrare in un orizzonte mistico destinato alla devozione privata: lo suggeriscono, oltre al particolarissimo soggetto, le dimensioni modeste del quadro (108x75 cm).
Cielo
L’iscrizione in greco richiama il capitolo 12 dell’Apocalisse, un testo biblico che parla della donna, della corona di dodici stelle, della vittoria sul male, del tempo della salvezza… Così Botticelli, ispirato da alcune prediche di tono apocalittico della sua epoca, accentua l’idea che la rivelazione di Cristo vince il potere delle tenebre e scaccia la presenza del male.
Ecco il motivo della meravigliosa danza celeste, nella parte alta, e della fuga dei sette demoni, in basso. Gioia su nel cielo e pace sulla terra: è davvero straordinaria l’invenzione artistica di questo girotondo di dodici angeli che forma una grande corona danzante e che crea un passaggio tra l’azzurro dell’atmosfera terrestre e la gloria dorata del cielo circolare di Dio. È attraverso questo diadema in movimento che il pittore vuole ricordare la corona di dodici stelle della visione apocalittica, evocata anche dalle corone sospese che gli stessi angeli stanno reggendo: sui cartigli si alternano il Gloria in excelsis e lodi mariane.
Terra
Al centro Botticelli ha rappresentato il cuore del mistero della Salvezza: Maria dona al mondo il Salvatore. La grotta, che richiama il sepolcro pasquale, sostiene la capanna in cui sta il Bambino; sopra tre angeli inginocchiati reggono una Bibbia, per ricordarci che oggi “la Parola si è fatta carne”. Il colore delle loro vesti li lega alle tre virtù teologali: il bianco la Fede, il verde la Speranza e il rosso la Carità.
La Madre è tutta rivolta verso quel Bambino che è tutto proteso verso di lei: in adorazione del piccolo, mostra un atteggiamento serio nel capo chinato e nelle mani giunte. Gesù invece sgambetta vivacemente, come un normalissimo neonato e cerca di richiamare l’attenzione della mamma per ottenere il contatto col suo seno: la sinistra infatti indica la bocca come per esprimere la fame. Giuseppe, al contrario, è assopito: ha bisogno di qualcuno che lo svegli, che lo sostenga, che lo consoli, e che lo aiuti a mantenere desta la fede in questa manifestazione del Signore.
Alcuni angeli, accanto alla grotta, accompagnano gli uomini incontro al Salvatore, riconosciuto nel cartiglio che tengono in mano come Agnus Dei. Coronati con frasche d’ulivo, come per una festa di nozze, si inginocchiano senza osare avvicinarsi troppo: a destra stanno due pastori, a sinistra i tre Magi raffigurati senza simboli regali. Tutto l’universo, da oriente ad occidente, può accogliere la Salvezza resa disponibile ad ogni uomo nel mistero dell’Incarnazione. E la grazia divina, discesa dal cielo sulla terra, trova finalmente qualcuno capace di accoglierla.
Sottoterra
La parte inferiore della composizione è dedicata alla condizione umana risollevata dalla grazia e alla fuga dei demoni negli inferi.
Tre angeli – le cui vesti riprendono i colori di quelli che stanno sulla capanna – abbracciano degli uomini anch’essi con corone di olivo come i magi e i pastori. Reggono nelle mani dei rami d’ulivo cui sono legati dei cartigli con scritto Et in terra pax hominibus: il soggetto ricorda quello bizantino della “Discesa di Cristo agli inferi”, in cui il Risorto libera Adamo ed Eva dal potere delle tenebre. Questo riferimento ad una salvezza che, decisamente senza confini, raggiunge anche il regno degli inferi, è rafforzata dall’immagine dei demoni che scappano precipitosamente nell’oscurità di alcuni anfratti rocciosi e di piccole caverne: la vittoria sul peccato e sulla morte è totale e non conosce barriere.
Speranza per il mondo
Da gustare è la sinfonia dei colori dell’opera: pur nella severità dei toni, il dipinto è un invito alla vita, alla gioia, alla danza. La Natività del Salvatore ci viene proposta come l’alba della luce nuova che si leva per il mondo, una luce tanto sperata quanto più la notte sembra non finire mai. La straordinaria qualità del dipinto si accompagna alla straordinarietà del messaggio salvifico natalizio!
Ci sembra allora illuminante accompagnarlo con la citazione di un discorso di Sant’Agostino che commenta un passo di un salmo (84,12) e che è proposto nel breviario romano come lettura per il 24 dicembre: “La Verità è germogliata dalla terra: nasce dalla vergine Maria, colui che ha detto Io sono la Verità. E la Giustizia si è affacciata dal cielo… La Verità è germogliata dalla terra perché il Verbo si fece carne. E la giustizia si è affacciata dal cielo perché ogni buon regalo, ogni dono perfetto viene dall’alto. La Verità è germogliata dalla terra: la carne da Maria. E la giustizia si è affacciata dal cielo perché l’uomo non può ricevere nulla se non gli è stato dato dal cielo. … Per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo abbiamo l’accesso a questa grazia in cui ci troviamo e di cui ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. Dal cielo infatti per la nascita del Signore dalla Vergine si fece udire l’inno degli angeli: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace sulla terra agli uomini di buona volontà. Come poté venire la pace sulla terra, se non perché la verità è germogliata dalla terra, cioè Cristo che è nato dalla carne? Egli è la nostra pace, colui che dei due popoli ne ha fatto uno solo perché fossimo uomini di buona volontà, legati dolcemente dal vincolo dell’unità. Rallegriamoci dunque di questa grazia”.
Silvia D’Ambrosio
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento