Dentro le pagine della storia di vita di mons. Fasani
di ADRIANA VALLISARI
Libro racconta pensieri e opere di don Giampietro
di ADRIANA VALLISARI
È stato un sacerdote poliedrico, difficile da ingabbiare in un’unica definizione. Tenace, manager capace e pastore attento. Ha lasciato il segno in chi l’ha conosciuto, mons. Giampietro Fasani (1953-2018). Le persone che hanno vissuto con lui l’impegno pastorale e amministrativo, sia a Verona che a Roma, dov’è stato economo generale della Cei, hanno voluto ricordarlo in un libro. S’intitola L’amico venuto dal Martìn (Marcianum press, 15 euro) ed è stato presentato a Roma, all’Auditorium Aurelia, Centro congressi situato nel complesso della Caritas Italiana che lui stesso contribuì a erigere.
All’incontro hanno preso parte 160 persone, tra parenti, ex parrocchiani, amici, professionisti che avevano collaborato con lui, religiosi. «Ne ricordo la lungimiranza: non lavorava sugli altri, ma chiamava gli altri a lavorare con sé per costruire qualcosa di bello insieme», ha sottolineato mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei. «Don Giampietro era un uomo profondo: ha avuto momenti in cui sembrava andasse a fondo, come con la malattia che ha improvvisamente sbarrato la sua energia vitale, ma che in realtà è sempre andato fino in fondo; la sua grande capacità era quella di affrontare le cose prendendole dalle fondamenta», ha ricordato il vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili; in sala, c’era anche il vescovo di Concordia-Pordenone, il veronese mons. Giuseppe Pellegrini.
Scritti, omelie, lettere: nelle pagine sono i testi di don Giampietro a parlare. «Abbiamo voluto riportarlo tra noi non facendogli un libro-monumento, che non avrebbe mai sopportato, ma mettendolo di nuovo al centro delle riflessioni, stimolando l’apertura verso nuovi percorsi», evidenzia Tomas Chiaramonte, segretario generale di Adoa, curatore della pubblicazione insieme al nipote di Fasani, Damiano Pesarini. «Mio zio è stato un grande appassionato di relazioni buone, faceva largo uso della parola “amore” nei suoi scritti – ha detto –. Viveva le amicizie ricordando che Dio non è geloso: non ruba il cuore, lo dilata».
Per questo Adoa, la “sua” creatura veronese, oltre a promuovere il libro lancia pure una raccolta “generativa” di ricordi condivisi sul web (il sito è www.adoa.it), a cui chiunque può collaborare. Il volume, impreziosito dalle illustrazioni di Andrea Bertolaso, contiene una postfazione del card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze. È suddiviso in capitoli che indagano diversi filoni di impegno di don Giampietro analizzati, oltre che dai due curatori, anche da Francesca Valentini, mons. Mauro Rivella, Giorgio Mion e Francesco Manzoni. Espressione di una Chiesa che cammina tra la gente, mons. Fasani non ricercò mai la carriera, pur ricoprendo incarichi di spessore.
«Era un sacerdote umile, laborioso e libero, che amava di parlare del futuro», assicura chi ha camminato con lui. «Acuto e lungimirante, sempre trasparente, ha saputo stringere profondi rapporti con le persone, dando testimonianza di dedizione e coraggio, persino nella malattia», spiega don Daniele Cottini, suo successore come parroco di Villafranca; comunità, quest’ultima, che è scesa a Roma riempendo un pullman, accompagnata anche da padre Nicola Riccadona e da don Andrea Mascalzoni, parroco di Dossobuono.
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