«Abbiamo bisogno di persone adulte che siano credibili»
Il cambiamento è possibile se ci impegniamo a ripartire dalla Costituzione e da ciò che insegna
Come fotografia a corredo dell’intervista ne sceglie una precisa. Andrea Franzoso è ritratto a fianco di un murales in cui papa Francesco scosta l’abito bianco, lasciando intravedere le sembianze da supereroe. Esempio di solidità. Perché trovare il coraggio di andare controcorrente è una scelta che ognuno, nella parentesi del quotidiano, può compiere. Senza paura, accettandone le conseguenze. Partendo da un piccolo gesto. In questo modo si può aspirare a essere o diventare persone migliori. «Adulti credibili» dei quali, ora più che mai, c’è bisogno in una società che fatica a mantenere la rotta nella giusta direzione.
Se il problema è il “come” fare, le risposte non sono impossibili da trovare. Senza perdersi d’animo. Si può guardare, appunto, agli esempi. E Franzoso, quarantenne nativo di Cavarzere che vive a Milano, ha un curriculum che ne attesta la tenacia: laurea in Giurisprudenza, baccalaureato in Filosofia, master in Business administration; è stato allievo dell’Accademia militare di Modena e per otto anni ha prestato servizio come ufficiale dei carabinieri. Ha vissuto quattro anni con i gesuiti; è stato autore per la tv. Ha lavorato in azienda senza paura di denunciare, quand’è stato necessario, la corruzione: esperienza poi narrata nelle pagine del libro #disobbediente! Essere onesti è la vera rivoluzione (De Agostini).
Oggi che si occupa di educazione e formazione, per la stessa casa editrice ha dato alle stampe il libro Viva la Costituzione: insieme di racconti e testimonianze esemplari che è divenuto filo conduttore di una serie di incontri on line che hanno coinvolto la rete “Scuola e territorio: educare insieme”. Il titolo richiama all’attualità e alla concretezza della legge fondamentale dello Stato italiano: «L’idea è coinvolgere i ragazzi non solamente nella loro comprensione razionale, ma nelle emozioni e nei sentimenti», esordisce. Questione di empatia: per spiegare l’uguaglianza, ad aiutare la comprensione del principio (e soprattutto di come questo entra in azione nella vita di tutti i giorni) è la vicenda di una giovane donna avvocato che, dopo la maternità, perde il lavoro e viene messa ai margini. «Come diceva Paolo VI, questa generazione ha bisogno di testimoni più che maestri. E ha bisogno di maestri nella misura in cui sono testimoni», sottolinea.
La Carta costituzionale, dalla sua promulgazione nel 1947, racchiude una grandissima responsabilità e spetta a noi, adesso, portarne avanti i valori: ne siamo all’altezza? «Dipende dal nostro impegno, che non è solo quello degli adulti, ma dei ragazzi che a scuola hanno il dovere di prepararsi, di sviluppare la propria conoscenza e uno spirito critico – risponde –. Una democrazia funziona nella misura in cui hai un popolo di persone consapevoli, che capiscono e sanno, che non si bevono tutte le fake news. Che sono in grado di distinguere un politico da un ciarlatano, la cui preparazione non ha nulla a che fare con quella dei nostri padri costituenti...».
Alcune coordinate seguire, le indica il volume che contiene venti parole-chiave «fragilissime e da difendere ogni giorno. Senza dare nulla per scontato», le definisce l’autore. Tra queste ci sono democrazia, Repubblica, lavoro, diritti, uguaglianza, solidarietà, cultura e paesaggio, pace, straniero, libertà, scuola, famiglia. Come parentesi, abbracciano il testo, dal primo all’ultimo capitolo e passano in rassegna i principi cardine, parola per parola. Perché il tema è innanzitutto culturale. La scommessa fondamentale è sull’educazione, in contrasto al vivere in una società dei consumi nella quale prevalgono edonismo e individualismo. Per questo bisogna ripartire proprio dalla lettura della Costituzione: «Dal principio fondamentale del nostro vivere comune. Ne abbiamo bisogno e proprio in questo senso dev’essere vissuta», spiega.
L’attenzione alle nuove generazioni non è casuale: «I ragazzi hanno fame di autenticità. Ascoltano eccome, senza fiatare, perché hanno bisogno di adulti credibili». Adulti che mettano in pratica la credibilità e la coerenza. Una situazione che non sempre si riflette, ad esempio, nel mondo della politica. «Nel nostro quotidiano ci sono una marea di incoerenze. A volte siamo irresponsabili perché non riflettiamo e viviamo in superficie», rimarca. Ed è allora che diventano importanti gli esempi a cui volgere lo sguardo, se non interviene la coscienza. Al padre che costruiva mine antiuomo è bastata la domanda, spiazzante, del figlio Ludovico di 8 anni – «Sei un assassino? Devi per forza farle tu le armi?» – per decidere di dare una svolta alla sua esistenza. La storia del capitolo dedicato alla pace ha infatti per protagonista Vito Alfieri Fontana, fabbricante di armi e proprietario di un’azienda di Bari che decise di chiudere per indossare i panni dello sminatore per una ong.
Prova che cambiare è possibile: «Un futuro di speranza c’è, se ci siamo noi e siamo uomini di speranza. Ma questo avviene solamente con l’impegno», rimarca. L’immagine che richiama subito dopo, ammettendo di custodirla nel cuore, è quella dei minuscoli giardini che i monaci certosini hanno accanto alle loro celle: «Quella terra rappresenta la loro piccola parte di Eden. Allo stesso modo, ognuno ha il suo piccolo pezzo da coltivare meticolosamente». Basta iniziare a farlo...
Foto di Carlo Gianferro
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