Il Caldiero dei miracoli conquista la Serie C
di ADRIANA VALLISARI
Incredibile impresa sportiva della squadra termale che sale nella categoria dei professionisti
di ADRIANA VALLISARI
C come calcio, C come Calcio Caldiero Terme, C come la Serie conquistata domenica 5 maggio dalla squadra gialloverde. È stata una giornata epica per la formazione termale, che dopo cinque anni in Serie D è stata promossa: vola tra i professionisti, grazie alla vittoria contro il Villa Valle, battuto per 4-2 a Villa D’Almè, nel Bergamasco. Un traguardo storico per la società, che conta 400 tesserati (e un florido settore giovanile) e ha 90 anni di vita: mai era arrivata così in alto.
«Abbiamo fatto un miracolo ma siamo sempre rimasti coi piedi per terra», sottolinea con pragmatismo il presidente dell’Asd Calcio Caldiero Terme Filippo Berti, che da vent’anni tiene le redini della società. Certi successi però non arrivano per caso. C’è uno stile di vivere il calcio, per il Caldiero, che è riconosciuto da tutti: è quello che coniuga al gusto del gioco e all’agonismo la cura delle persone, sotto il segno di valori condivisi, praticati e non solo professati a parole. Del Caldiero ora fanno notizia certi gesti, come quello di lasciare puliti gli spogliatoi durante le trasferte. «Ma è da tre anni che le nostre squadre giovanili lo fanno: per noi è la normalità, anche se probabilmente nel mondo del calcio non è una cosa frequente», aggiunge il presidente.
Rivela di aver preso esempio da un’altra squadra veronese: «A livello sportivo, un modello di fare calcio in modo molto umano e familiare per me è stato quello della Virtus Verona e del suo presidente Gigi Fresco, a cui mi sono ispirato». Conoscendo queste premesse si spiega l’impresa eroica di una squadra che a inizio stagione puntava alla zona play off e che invece si è presa tutto. «Per esempio, battere un Piacenza, una città da 100mila abitanti, è stato qualcosa di grande: iniziamo a capire solo ora la portata di ciò che abbiamo fatto», spiega Berti, il presidente-imprenditore (ha un’azienda di produzione di macchine agricole, ndr), che lunedì 6 maggio alle 6.30 era già al lavoro, il suo modo per onorare la promozione.
«È stato bellissimo vedere l’affetto della gente, ma adesso siamo già nel pieno delle riunioni per organizzare la parte amministrativa e sportiva; anche quella economica e strutturale avrà il suo peso e ringrazio i presidenti che ci hanno chiamato per offrire il loro impianto, ma dobbiamo fare il possibile per giocare a Caldiero contro Vicenza, Padova, Triestina, Novara, squadre con un alto numero di tifosi, che porterebbero un indotto al paese», riflette. «Per scaramanzia ne avevamo parlato il meno possibile – ammette Fabio Brutti, direttore sportivo: insieme all’allenatore Cristian Soave, allo staff tecnico e ai giocatori è stato uno degli artefici del miracolo –. Il passaggio ai professionisti è un salto grande, ma non siamo degli sprovveduti, siamo una società organizzata e ci piace fare le cose per bene». Nella voce, ancora tanta emozione. «Volevamo alzare gli obiettivi, ma arrivare in cima alla classifica era un’utopia: sapevamo che i favoriti erano il Desenzano e il Piacenza, non pensavamo di dar loro così tanto filo da torcere», dice il ds, a cui va il merito di aver scelto dei giocatori tenaci e in gamba, a partire dal capitano Lorenzo Zerbato. «Bravi sì, ma soprattutto intelligenti: è stato questo il segreto della vittoria», conclude.
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