Il caffè, la bevanda che ti porta in paradiso e che fa vivere 125 milioni di persone
Primo ottobre: Giornata internazionale del caffè. Da questa data, istituita nel 2015 dall’Organizzazione internazionale del caffè e lanciata per la prima volta a Milano...
Primo ottobre: Giornata internazionale del caffè. Da questa data, istituita nel 2015 dall’Organizzazione internazionale del caffè e lanciata per la prima volta a Milano, in realtà si staccano alcuni Paesi, soprattutto grandi produttori, che preferiscono rimarcare una loro giornata nazionale: è il caso di Brasile (24 maggio), Colombia (27 maggio), Perù (22 agosto), Costa Rica (secondo venerdì di settembre); il caffè, infatti, è stato spesso occasione di rivendicazione dell’identità di questi popoli rispetto ai dominatori stranieri. Ciò che importa, per gli organizzatori, è comunque che venga promossa e celebrata questa bevanda, che risulta essere di gran lunga la più bevuta al mondo: 12mila tazzine al secondo, 400 miliardi all’anno. Si calcola che sia il secondo prodotto maggiormente commercializzato (dietro solo al petrolio) e che la sola coltivazione permetta la sussistenza a 125 milioni di persone in oltre 75 Paesi tropicali. Il grande boom è iniziato soprattutto con il XX secolo, quando è diventato accessibile a tutti, da un punto di vista logistico ed economico. Le prime caffetterie, però, risalgono al XV secolo, nei pressi di alcuni monasteri del Sufismo, nella zona dell’attuale Yemen. Si era infatti scoperto che dai frutti dell’albero di Coffea, un arbusto non domestico presente nel Sudovest dell’Etiopia, si poteva ottenere una bevanda dal gusto buono e rinvigorente, che non incorreva nei divieti islamici delle bevande alcoliche. Traccia di presenza del caffè nel XVI secolo si ritrovano anche in tutto il Medio Oriente, nell’Africa settentrionale e nell’India meridionale, mentre i commercianti legati all’Impero Ottomano lo diffusero in Europa e nel Sudest asiatico, prima che giungesse anche nelle Americhe. Nei secoli successivi le colture aumentarono a dismisura, soprattutto nei possedimenti francesi e olandesi d’oltremare (inizio XVIII secolo) e poi in America centrale e meridionale (XIX secolo): questo contribuì ad un’ampia diffusione e ad un cospicuo abbassamento del prezzo. Alcune nazioni hanno un’economia molto legata al caffè: per Honduras e Nicaragua rappresenta circa il 18% delle esportazioni, per Etiopia e Ruanda il 36%, per Burundi addirittura il 61%. Nel podio dei più grandi produttori troviamo però Brasile (più di due milioni e mezzo di tonnellate), Vietnam (quasi 2 milioni e in costante crescita) e Colombia (quasi un milione, ma in continuo calo per l’aumento di temperature e precipitazioni). Il caffè sembra essere anche il prodotto che smentisce il detto: “Tutto ciò che è buono fa male”. Gli esperti, infatti, ne promuovono l’utilizzo perché stimola nervi, circolazione e cuore, aiuta la digestione e il dimagrimento (togliendo lo stimolo della fame), apporta vitamine (B2 e B3) e sali minerali (manganese, magnesio, potassio); inoltre alcuni studi stanno verificando un beneficio antinfiammatorio e antiossidante. Insomma, forse non è un caso che una pubblicità di qualche anno fa diceva che bere un caffè permette di sentirsi in paradiso.
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