Ma quanto è finto il weekend col nonno
Nell’infinta serie dei docu-reality, Rai 4 trasmette da qualche settimana Un weekend con il nonno, esperimento mediatico di condivisione tra generazioni diverse, prodotto dalla Stand By Me di Simona Ercolani. I nipoti portano con sé nel fine settimana i nonni per far loro assaporare un po’ di quello che c’è dentro l’esistenza di chi ha in mano il futuro del mondo.
Nell’infinta serie dei docu-reality, Rai 4 trasmette da qualche settimana Un weekend con il nonno, esperimento mediatico di condivisione tra generazioni diverse, prodotto dalla Stand By Me di Simona Ercolani. I nipoti portano con sé nel fine settimana i nonni per far loro assaporare un po’ di quello che c’è dentro l’esistenza di chi ha in mano il futuro del mondo. Gli anziani si dimostrano molto curiosi, interessati, inorgogliti che qualcuno si prenda cura di loro e volentieri affrontano con i giovani i molti aspetti inediti della vita moderna. Persone così distanti negli anni ma legate da vincoli affettivi e parentali s’avventurano in questa nuova esperienza con stupore e leggerezza. I giorni trascorsi insieme favoriscono la conoscenza reciproca e diventano l’occasione per uno scambio tra gli ideali magari un po’ utopici dei nipoti con la ricca esperienza dei nonni. La convivenza forzata diventa anche motivo per vincere qualche pregiudizio reciproco e possibilità di esprimere la riconoscenza, talora sopra le righe, verso chi ha già i capelli grigi. Non mancano gli amorevoli ma anche precisi e pressanti rimpoverì dei vecchi nei confronti dei giovani ritenuti non ancora non del tutto formati per affrontare le sfide e le difficoltà della vita. Rimane completamente assente dal programma la percezione che la vecchiaia possa anche voler dire malattia, mancanza di lucidità, fatica. Non è proposto nessun racconto in cui un giovane passi un po’ di tempo con un nonno residente in una struttura per anziani o segnato da un’infermità permanente o invalidante. I nonni del programma sono tutti arzilli e frizzanti, pronti a simulare di essere, fuori tempo massimo, giovani alla moda, rincorrendo il mito di voler apparire adeguati piuttosto che dimostrare un’orgogliosa differenza. Il tono scanzonato della trasmissione impoverisce una possibilità di approfondimento. Il montaggio delle diverse attività proposte con messaggi e commenti fatti passare come immediati, ma in realtà registrati dopo l’effettivo compiersi delle vicende, trasforma i protagonisti in macchiette che devono fare il verso a se stessi. Suona strana, allora, la voce che durante la sigla iniziale invita a non rifare a casa ciò che si vede in tv, come se passare un po’ di tempo tra nonni e nipoti fosse dannoso o improponibile nell’ordinarietà della vita. In tale maniera la presunta documentazione della realtà colta in presa diretta si trasforma nell’ennesima fiction.