Lerner indaga sul razzismo in Italia
Riesumando il titolo di una rivista del periodo fascista, La difesa della razza, Gad Lerner per Rai 3 ha preparato un reportage in sei puntate che intende raccontare le storie di chi in Italia si considera diverso a motivo dell’appartenenza a una determinata categoria.
Riesumando il titolo di una rivista del periodo fascista, La difesa della razza, Gad Lerner per Rai 3 ha preparato un reportage in sei puntate che intende raccontare le storie di chi in Italia si considera diverso a motivo dell’appartenenza a una determinata categoria. Il giornalista di origini ebraiche ha iniziato questa sua inchiesta presso i rappresentanti del giudaismo, mostrando in prima persona tutto ciò che ruota attorno a questa minoranza di italiani e come loro possano avere la percezione di sentirsi una “razza” a parte. In tutti questi racconti più volte ricorrono parole come minaccia, paura, discriminazione, quasi a voler lanciare l’interrogativo se nel nostro Paese esista davvero un problema razziale.
I toni della trasmissione sono sempre pacati, mai sopra le righe, non viene dato un giudizio, ma si preferisce che sia il telespettatore a tirare le proprie conclusioni. Senza alcuna preclusione o pregiudizio si entra nella cosiddetta “pancia” del nostro Paese illustrando il sentire comune, le paure non del tutto sopite che chi non si ritiene fino in fondo italiano sia da considerarsi un pericolo.
Il tema è alquanto delicato, occorre con sapienza ed equilibrio elencare e sviscerare questa realtà senza cadere nel qualunquismo, nei condizionamenti politici, senza abbandonarsi ai luoghi comuni. Lerner cerca con maestria di starsene alla larga da possibili fraintendimenti o appartenenze di tipo politico. Il suo tentativo quasi sempre ottiene un buon risultato. Talora semplifica forse troppo nello spiegare un fenomeno così complesso che tutti giustamente e doverosamente condannano a parole. Non basta, infatti, raccontare delle storie, portare dagli esempi, ma per dare una visuale più completa e profonda occorre mostrare i riferimenti ideologici che soggiacciono a fenomeni che possono diventare inquietanti. Il giornalista fa tutto da solo, senza collaboratori, e questo toglie brio e opportunità di confronto. Se da una parte si vede come Lerner vuole affrontare la questione mettendoci la faccia e dichiarando le proprie idee, dall’altra limita il doveroso dibattito. Nessuno davanti alla telecamera si dice razzista. Tutti professano rispetto e tolleranza ma tale fenomeno, senza voler dare un giudizio sulla consistenza, ha un suo spazio nel pensare comune, magari anche solo stereotipato, senza che dal linguaggio verbale si passi a possibili gesti violenti. Gad Lerner si dimostra così, giocando sulla sua stessa origine e sulla sua attività d’indagine, un esperto giornalista di razza.
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