Spiato in tv
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La vita in collegio vittima dello share

Il collegio è un reality giunto alla seconda edizione che propone ai ragazzi di oggi di reimmergersi nella vita di questi convitti del passato, famosi per il loro rigore. Diciotto adolescenti di ambo i sessi si sono rinchiusi volontariamente in un istituto di questo tipo, spiati continuamente dalle telecamere e privi di qualsiasi collegamento con il mondo esterno.

Parole chiave: Il collegio (1), Spiato in tv (184), Giuseppe Begnigni (48)
La vita in collegio vittima dello share

Il collegio è un reality giunto alla seconda edizione che propone ai ragazzi di oggi di reimmergersi nella vita di questi convitti del passato, famosi per il loro rigore. Diciotto adolescenti di ambo i sessi si sono rinchiusi volontariamente in un istituto di questo tipo, spiati continuamente dalle telecamere e privi di qualsiasi collegamento con il mondo esterno. Partecipano alle lezioni scolastiche con relativo studio pomeridiano e interrogazioni, nonché alle attività ricreative secondo il rigoroso metodo educativo del passato. Per rendere accattivante al pubblico da casa la visione del loro anno scolastico, spesso, con un grande senso di complicità, sono coinvolti in alcune scorribande o compiono qualche gesto d’insubordinazione. Questi ragazzi e ragazze di etnie diverse, impacciati e spaesati, si trovano davanti degli adulti che, più che svolgere un vero ruolo educativo, devono solamente interpretare una parte già prestabilita. Voce narrante per commentare le avventure del convitto è Giancarlo Magalli che, non potendo essere visto in volto, perde molto della sua consueta verve, a tratti acidula e canzonatoria.
Se a un primo impatto lo stile di vita di cinquantacinque anni fa, dato che questa messa in scena è ambientata nel 1961, marca vistosamente la differenza, tutto il resto è abbastanza scontato. Questi minorenni pare stiano vivendo qui le loro prove generali per trasferirsi poi, una volta raggiunta la maturità anagrafica, nella casa ben più rinomata del Grande fratello. Nel panorama televisivo probabilmente manca solo ambientare un reality tra le forze armate, in un convento, in qualche casa di cura o ospedale per completare così il cerchio. Vedere questi adolescenti tentare di farsi notare sul piccolo schermo per racimolare un po’ di notorietà provoca un certo imbarazzo. I loro comportamenti mettono alla berlina l’ipocrisia di un’istituzione educativa rigorosa che dovrebbe far sperimentare i sentimenti più nobili dell’animo umano senza inutili animosità, mentre invece soggiace completamente alla legge dell’Auditel. Tutto potrebbe essere considerato soltanto uno scherzo, poco più della solita barzelletta sugli insegnanti cattivi e sulla svogliatezza degli studenti. Immaginare, invece che le esperienze più ripetute della vita collegiale, siano soltanto scherzi e tentativi di fuga, rende l’esperimento insulso, banale e scontato. Più che un reality, il programma si trasforma in una fiction male impostata e ancor peggio interpretata.

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